I mercati hanno smesso di credere alle mosse del presidente: i dazi, presentati come strategia per rilanciare l’America, si stanno rivelando un boomerang per l’economia statunitense. E l’Europa? Ne esce rafforzata.
di Dina Pagano e Salvatore Forte | Tempo di lettura: 4 minuti
L’arte della negoziazione secondo Donald Trump si sta sgretolando sotto il peso della realtà economica. Quello che era stato presentato come un piano per rilanciare la produzione americana e contrastare la concorrenza straniera si sta trasformando in un disastro finanziario. Le reazioni di Wall Street non lasciano spazio a interpretazioni: gli investitori hanno perso la pazienza e stanno voltando le spalle alla Casa Bianca.
Il caos dei dazi e la sfiducia dei mercati – Uno degli episodi più emblematici è arrivato con l’annuncio dei dazi del 25% su Canada e Messico. Un colpo di scena? Due giorni dopo, Trump li ha sospesi per un mese con una giustificazione che ha lasciato di stucco: “Avrebbero danneggiato le case automobilistiche americane”. Ma non era proprio la protezione dell’industria nazionale la ragione per cui i dazi erano stati introdotti?
Il problema è che l’amministrazione statunitense sembra navigare a vista, senza un vero piano strategico. I mercati, che inizialmente avevano dato credito al presidente pensando che i dazi fossero solo uno strumento di pressione per negoziare accordi migliori, si sono dovuti ricredere. Ormai è chiaro: per Trump, i dazi non sono un mezzo, ma un fine. La fiducia degli investitori è evaporata e Wall Street sta reagendo di conseguenza.
Gli effetti disastrosi sulle borse – I numeri parlano chiaro. Dopo le ultime mosse sui dazi, la borsa americana ha subito un crollo improvviso: oltre il 3% in un solo giorno. I titoli tecnologici sono quelli che hanno sofferto di più, con colossi come Nvidia che hanno visto il loro valore ridursi del 20% in due mesi. Intanto, i tassi d’interesse sui titoli di stato a dieci anni sono scesi di circa 40 punti, segnale di aspettative di crescita economica sempre più deboli.
A preoccupare è anche la reazione della Federal Reserve, che ora si trova costretta a considerare nuovi tagli ai tassi per sostenere un’economia in rallentamento. La Federal Reserve potrebbe essere costretta a tagliare i tassi d’interesse più del previsto, viste le previsioni di rallentamento economico con un calo del PIL annuo del 2,8% nel primo trimestre. Le previsioni sul taglio dei tassi Fed stanno creando nuove dinamiche sui mercati, influenzando il sentiment degli investitori e il valore del dollaro. La promessa di un’America più forte e più ricca grazie alle politiche protezionistiche sta andando in frantumi.
L’incognita delle criptovalute e il rischio per il sistema finanziario – Non bisogna tuttavia sottovalutare l’effetto negativo dell’incertezza che l’amministrazione Trump sta proiettando sull’assetto istituzionale dei mercati finanziari. Oltre alla volatilità generata dalle sue politiche commerciali, un altro segnale preoccupante arriva dalla decisione di includere alcune criptovalute tra le riserve ufficiali detenute dal Tesoro americano. Una scelta che ha scatenato perplessità tra analisti ed economisti, perché equivale di fatto a dare una garanzia pubblica a monete digitali emesse senza alcuna trasparenza.
Questa mossa non solo rischia di compromettere l’indipendenza della Federal Reserve, ma getta un’ombra sull’affidabilità dell’intero sistema finanziario statunitense. Il sospetto è che l’amministrazione stia favorendo interessi privati a discapito della stabilità economica globale. Se la fiducia nei mercati è già fragile a causa delle politiche tariffarie, l’idea che la banca centrale possa garantire strumenti finanziari opachi rischia di far saltare definitivamente il banco.
L’Europa incassa e ringrazia – Se gli Stati Uniti piangono, l’Europa ride. Paradossalmente, mentre Wall Street crolla sotto il peso dell’incertezza, le borse europee stanno vivendo un momento d’oro. Le azioni sono in crescita di oltre il 10% dall’inizio dell’anno, e l’euro ha recuperato terreno dopo la flessione seguita all’elezione di Trump. In Germania, la vittoria della CDU di Friedrich Merz e la prospettiva di un governo stabile hanno alimentato ulteriore fiducia nei mercati.
Ancora più sorprendente è il fatto che l’instabilità americana non ha contagiato l’Europa. Anzi, gli investitori sembrano considerarla un rifugio più sicuro rispetto a un’America sempre più imprevedibile. Un cambio di paradigma che segna una nuova fase nei mercati globali.
Trump e l’illusione dei dazi – L’errore di fondo dell’amministrazione Trump è quello di aver creduto che i dazi potessero essere una soluzione magica per ogni problema economico. Ma i numeri non mentono: se le importazioni calano, il Tesoro non può contare sulle entrate dei dazi per ridurre il deficit. E se il deficit cresce, la crescita economica viene soffocata. Un’equazione semplice che sembra essere sfuggita alla Casa Bianca.
La realtà è che Wall Street non perdona e non crede nei miracoli. Gli investitori fanno i conti, non atti di fede. E al momento, i numeri dicono che il vero rischio per l’economia americana non sono i “globalisti”, ma proprio le scelte della sua amministrazione.