Lorenzo Fava

Esempio di dedizione e coraggio nella lotta per la libertà durante la Resistenza italiana 

Lorenzo Fava nacque il 20 maggio 1919 a Nocera Inferiore, in provincia di Salerno. La sua famiglia, originaria del Polesine, si trasferì a Lendinara, dove Lorenzo completò gli studi medi. Successivamente, si iscrisse alla Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Padova.

Nel gennaio 1941, rinunciando ai benefici del ritardo della prestazione del servizio militare, si arruolò volontario nel 7º Reggimento Alpini a Belluno. Dopo un periodo alla Scuola Centrale di Alpinismo ad Aosta, fu ammesso alla Scuola Allievi Ufficiali di Bassano del Grappa, da cui uscì con il grado di sottotenente nel marzo 1942. Fu quindi assegnato al 3º Reggimento Alpini mobilitato, dislocato in Montenegro, dove partecipò a operazioni di guerriglia. Il 5 maggio 1942, durante la conquista di quota 852 a Miksie, si distinse per il suo coraggio, guadagnandosi la Croce di Guerra al Valor Militare.

Rimpatriato nel 1943, si trovava in licenza quando fu annunciato l’armistizio dell’8 settembre. Senza esitazione, si unì alle prime formazioni partigiane nel Veneto, entrando successivamente nei Gruppi di Azione Patriottica (GAP) di Verona. Qui partecipò a numerose azioni audaci, tra cui sabotaggi lungo la linea ferroviaria Verona-Brennero, l’installazione di ordigni esplosivi in vetrine di propaganda fascista in via Mazzini e il sabotaggio dell’impianto telefonico in Valdonega.

Il 17 luglio 1944, Fava prese parte all’assalto del carcere degli Scalzi a Verona, dove era detenuto da sette mesi il dirigente sindacale Giovanni Roveda. L’operazione riuscì e Roveda fu liberato, ma Fava rimase gravemente ferito e fu catturato dai fascisti. Nonostante le torture subite, rifiutò di rivelare informazioni sui compagni e sulle basi partigiane. Secondo alcune fonti, fu ucciso il 23 agosto 1944, quando il suo corpo fu trovato nel recinto di Forte Procolo a Verona.

Dopo la Liberazione, l’Università di Padova gli conferì la laurea “ad honorem” in Giurisprudenza. Alla sua memoria fu assegnata la Medaglia d’Oro al Valor Militare con la seguente motivazione:

«Entrato fra i primi nel movimento partigiano, servì la Causa con intelligenza, coraggio ed abnegazione. Profondo nel pensiero, quanto audace nell’azione, ideò e portò a termine numerosi colpi di mano ed atti di sabotaggio. Gravemente ferito durante l’attacco alle carceri di Verona per la liberazione di un noto prigioniero politico colà detenuto, fu catturato e sottoposto alle più crudeli torture che non valsero a piegarlo. Gli stessi nemici rimasero stupefatti di tanta forza morale, ma il loro odio ebbe il sopravvento sull’ammirazione e decisero di sopprimerlo. Fu segretamente trucidato e la sua sublime morte fa di lui la più luminosa figura del movimento partigiano veronese.»

In suo onore, diverse città italiane gli hanno dedicato vie e lapidi commemorative, tra cui Verona e Lendinara. A  Nocera Inferiore, all’ingresso del palazzo di città,  il 25 aprile del 2008 è stata affissa una targa  in memoria di Lorenzo Fava e altri due  partigiani nocerini caduti sul campo: Antonio Tramontano e Salvatore Iannone.

A Verona, una lapide in via Scalzi ricorda l’assalto al carcere e il sacrificio di Lorenzo Fava e Danilo Preto. Inoltre, una scuola secondaria di primo grado nel quartiere di Porto San Pancrazio porta il suo nome.

La sua vita e il suo sacrificio rappresentano un esempio luminoso di dedizione e coraggio nella lotta per la libertà durante la Resistenza italiana.

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