Storia di un’elezione mancata
Nei giorni scorsi Nocera Inferiore ha avuto l’onore di ricevere la visita di Piero Marrazzo che ha presentato “Storia senza eroi” il libro dedicato alla sua vita sconvolta dalla nota e dolorosa vicenda che lo coinvolse oramai 15 anni fa.
L’occasione è stata troppo ghiotta per non avvicinarlo e ricordargli un aneddoto che, in una immaginaria macchina del tempo politica, mi ha improvvisamente catapultato in un’altra epoca, quella della “barocca” Prima Repubblica.
Autunno 1989: a Nocera Inferiore si vota per il rinnovo del Consiglio Comunale. Furono le ultime elezioni con il vecchio sistema elettorale: liste di candidati con 40 nomi, sistema proporzionale puro, la scelta del Sindaco era poi affare dei partiti che concordavano alleanze e convergevano su un nome che, se era fortunato, il più delle volte faceva il Sindaco per un paio di anni. Scaduto il tempo un’occasione per rimescolare le carte si trovava sempre e così qualche partito si sfilava dalla maggioranza e si ricominciava daccapo con le trattative, le cene, i summit, gli accordi. Poi magari poteva capitare qualche scioglimento per infiltrazioni mafiose, ma questa è un’altra storia come direbbe Carlo Lucarelli.
Era l’epoca del pentapartito, della Dc e del Psi avversari ma costretti a governare assieme, delle correnti all’interno dei partiti. L’onda lunga di quel tempo premiava il Partito Socialista che a Salerno e provincia era una vera potenza con un punto di riferimento unico, Carmelo Conte da Eboli, responsabile nazionale del partito craxiano, futuro ministro della Repubblica. Conte ha un’intuizione; candidare a Nocera Piero Marrazzo, giovane giornalista della Rai già abbastanza famoso e figlio di quel Giuseppe -Joe- Marrazzo nato e cresciuto nei vicoli di Casale del Pozzo, scomparso da pochi anni e fino a quel momento senza dubbio il più grande giornalista d’inchiesta che l’Italia abbia mai conosciuto.
Una candidatura forte che impone di fatto al partito locale di aiutare il candidato neofita, alla sua prima esperienza politica in una città che lui, romano, conosce ovviamente grazie solo ai racconti della famiglia. L’aiuto consiste ovviamente nel garantire a Piero non solo i voti necessari per essere eletto, ma quelli per garantirli un successo chiaro e limpido. Purtroppo per il giovane candidato, nella Prima Repubblica “le situazioni sono sempre un po’ più complesse di quello che appaiono” e la vicenda si ingarbuglia. La lista socialista è molto forte: c’è il senatore, ci sono esponenti locali noti e benvoluti, ci sono macchine da consenso elettorale ben oleate. Come in tutte le elezioni dell’epoca la città si trasforma in una tombola, seppure Natale sia ancora lontano. Lo scopo del gioco però non è riempire una cartella ma far parte della quaterna giusta, la quaterna magica che ti garantisce lo scranno di palazzo di Città. Si vota con le preferenze, ciascun elettore ne può esprimere fino a quattro. Gli accordi tra candidati prevedono la formazione di quaterne di nomi da far girare tra i cittadini in maniera tale da garantirsi i voti a vicenda; le quaterne possono essere anche cinquine, con un nome ballerino che può sostituire un altro nelle varie combinazioni. Il partito garantisce che nelle quaterne il nome di Marrazzo sia sempre presente, d’altronde è l’uomo voluto da Conte, non si può fare brutta figura.
La sera dello spoglio ero in Comune con l’entusiasmo dei miei 21 anni e seguivo i risultati che affluivano dai vari seggi per conto di Cittanova, quindicinale a cui collaboravo, che si pubblicava in città e aveva al suo interno firme autorevoli alcune delle quali ancora oggi sono giornalisti professionisti. Furono elezioni molto partecipate con un’affluenza pari quasi all’ 89% (eh sì, era proprio un’altra epoca) e il PSI ebbe il successo preventivato riuscendo a eleggere ben 14 consiglieri. La sorpresa però fu enorme quando si capì che tra glie eletti il nome di Piero Marrazzo non ci sarebbe stato. Le quaterne garantite non hanno funzionato, qualcuno è venuto meno, anzi più di uno. Un flop che induce inevitabilmente a un cattivo pensiero e si sa, nella Prima Repubblica, a “pensar male si fa peccato ma spesso ci si indovina”: il partito locale ha affossato la candidatura di Piero Marrazzo, vissuta come una imposizione che alterava equilibri consolidati e, a dispetto delle assicurazioni della viglia, non ha affatto garantito l’appoggio promesso a Conte.
Il giovane aspirante cronista di 21 anni è in una saletta del Comune assieme a un paio di esponenti di spicco del partito che stanno attendendo di parlare con Conte per riferirgli dello strepitoso successo dei socialisti a Nocera. Il telefono squilla, la cornetta si alza, ma l’euforia svanisce presto: dall’altro capo del filo arrivano urla e richieste di spiegazioni: si sente solo un nome ripetuto come un mantra: Marrazzo, Marrazzo, Marrazzo. La mancata elezione di Piero creerà non pochi problemi nei rapporti tra il partito nocerino e il potente Carmelo Conte; nei mesi successivi si dovrà correre ai rimedi iniziando dalla sacrosanta intitolazione di una scuola al grande Joe Marrazzo.
Chiusa quella parentesi Piero Marrazzo dedicherà anni al giornalismo e avrà una carriera politica importante che, ironia della sorte, è stata battezzata con un flop nella nostra città. Quando l’altra sera ho raccontato a Piero questo mio personale ricordo che mi legava involontariamente a lui, ne è rimasto colpito e mi ha onorato della dedica che vedete in foto.
Circondato da tanti Nocerini che lo hanno accolto con stima e affetto sinceri, tonando a casa, avrà probabilmente ripensato a quella sera del 23 ottobre 1989 quando scoprì di essere stato politicamente tradito e ùnon avrà potuto fare a meno di pensare che, per una curiosa coincidenza, in un altro 23 ottobre di venti anni dopo il suo nome veniva travolto da uno dei più vergognosi linciaggi mediatici che ci siano mai stati nel nostro Paese. Avrà anche ripensato,stavolta con un sorriso, a quella rocambolesca tombola elettorale a cui ha partecipato 35 anni fa che, nonostante tutto, è stata la sua prima testimonianza di impegno civile che tutt’oggi continua a dispetto di avversità e tremendi tranelli affrontati e superati nel cammino della vita.