La «QAnon-izzazione» della politica Usa

Questo articolo di Julian Feld è stato pubblicato originariamente sul sito Jacobin Italia il giorno 26 Febbraio 2025 ed è ripubblicato con il consenso degli interessati

Il movimento cospirazionista sembra essersi eclissato, ma in realtà è molto presente nella nuova stagione trumpiana. Occupa posti di potere e continua a nutrirsi del disorientamento dettato dai processi di impoverimento

In questi giorni, quando le persone scoprono che sono un co-conduttore di un podcast che si occupa del fenomeno sociale noto come QAnon, immancabilmente mi chiedono: «È ancora in corso?».

QAnon è un movimento cospirazionista, sostiene che Donald Trump sta conducendo una guerra segreta contro una cabala di pedofili satanici incardinati nel governo degli Stati uniti. Gli aderenti credono che, in seguito a un «Grande Risveglio» tra la popolazione, sia in arrivo un evento noto come «la Tempesta». Forma di punizione biblica, questa tempesta vedrebbe i nemici imprigionati, processati in tribunali militari e persino giustiziati.

La teoria del complotto sembrava destinata a rimanere marginale, fino a quando è stata riconosciuta da Trump in un’assemblea cittadina trasmessa in tv, è apparsa sui vestiti della folla che ha preso d’assalto il Campidoglio il 6 gennaio ed è stata promossa da avvocati che cercavano di ribaltare i risultati delle elezioni presidenziali del 2020. Ha portato a rapimenti, a un inseguimento in auto, a uno scontro armato alla diga di Hoover e persino all’omicidio di un boss della mafia.

Sette anni dopo il primo post o «drop» del presunto insider politico noto come Q – un post che affermava che Hillary Clinton sarebbe stata arrestata entro quarantotto ore – QAnon, come marchio, è meno visibile di un tempo. Per ovvie ragioni, molti aderenti a QAnon tacciono sulla loro partecipazione a un movimento che si è strutturato intorno a false previsioni. Nel silenzio, il movimento è scomparso dal dibattito nazionale. Ma non perché sia scomparso.

Infatti, l’ideologia, le reti e le pratiche di QAnon sono ormai integrate nella politica statunitense e nel modo in cui la popolazione elabora gli eventi attuali. Il movimento si è attaccato al mainstream come un fungo parassita, lavorando in simbiosi con il suo ospite e causando cambiamenti a lungo termine nel suo comportamento.

Non c’è nessun QAnon

Come ha fatto un movimento così influente a sparire così rapidamente? La risposta è il camuffamento: il movimento ha volutamente oscurato le proprie origini per diffondere meglio le proprie convinzioni. Ciò è in parte dovuto a istruzioni esplicite da parte di Q, ma il processo tra gli aderenti è avvenuto in gran parte in modo graduale e organico.

Nel settembre 2020, Pew ha pubblicato un sondaggio che mostrava come il numero di persone che nei quattro mesi precedenti avevano «sentito parlare delle teorie cospirative di QAnon» fosse passato dal 23% a un incredibile 47%. Non molto tempo dopo, Q ha pubblicato il post sopra citato, una negazione insincera dell’esistenza stessa di QAnon, incoraggiando i suoi promotori a prendere le distanze da quello che era diventato un marchio tossico per evitare la «rimozione chirurgica» dei contenuti da parte di piattaforme come YouTube.

Q non aveva torto su quest’ultima parte: c’era stato uno sforzo comune da parte delle agenzie governative più legate alle piattaforme social per eliminare i contenuti di QAnon in nome della lotta alla disinformazione. Ma a parte la censura online, il processo di auto-oscuramento era in corso da tempo. Il movimento si è adattato come un virus agli anticorpi che si sono formati naturalmente sotto forma di reazioni di orrore da parte di familiari, amici e media tradizionali.

In risposta alla censura online e al degrado delle relazioni personali, i promotori di QAnon hanno iniziato a nascondere la lettera Q e il numero diciassette (la diciassettesima lettera dell’alfabeto è la Q) nelle immagini pubblicate online, evitando accuratamente i riferimenti diretti a QAnon. Si è prodotta così un’evoluzione in cui la comunicazione è stata associata a concetti come «il Grande Risveglio», «la Tempesta», «Dove andiamo uno, andiamo tutti» (spesso abbreviato WWG1WGA), «Pedogate» e, con maggior successo, «Save the Children» (con grande orrore dell’omonima organizzazione contro il traffico di bambini).

Nel loro tentativo di attirare nuovi ingressi nell’organizzazione, diffondendo la loro particolare «red pill»,  gli aderenti hanno provato e testato vari metodi e hanno scoperto che era più vantaggiosa la sottigliezza dei messaggi. Il trucco consisteva nel convincere le persone a «fare le proprie ricerche» invece di pretendere l’immediata adesione a QAnon, inviando loro un link al primo video più popolare, Q: The Plan to Save the World del 2018.

Nel 2019 e nel 2020, il movimento ha pubblicato una serie di video di propaganda in stile documentario, esteticamente più nitidi, per soddisfare la domanda di contenuti meno ovvi, in particolare: Fall of the CabalOut of Shadows Plandemic: The Hidden Agenda Behind COVID-19. Questi hanno spianato la strada per l’effettiva uscita nelle sale cinematografiche del fiancheggiatore film sul traffico di bambini Sound of Freedom nel 2023, con protagonista l’attore Jim Caviezel, promotore di QAnon.

La strategia di rispettabilità politica del movimento ha funzionato. Sound of Freedom ha incassato oltre 250 milioni di dollari in tutto il mondo. QAnon si era infiltrato con successo nella cultura popolare.

Gli uomini che fissano i post

Mentre il movimento QAnon ha subito questa metamorfosi, varie figure pubbliche di supporto sono state costrette a confrontarsi con la sua crescente popolarità. È interessante notare che, mentre QAnon migrava verso piattaforme più grandi, i primi influencer non sono riusciti a compiere il salto dai margini al mainstream. Tra questi, Dave Hayes (Praying Medic), Liz Crokin, David Marc Fishman (X22), Tracy Diaz (Tracy Beanz), Jeffrey Pedersen (InTheMatrixxx), Bill Mitchell, Coleman Rogers (Pamphlet Anon), Dustin Krieger (Dustin Nemos), Jordan Sather e Joe M, che ancora oggi rimane anonimo. In realtà, nessuno di questi influencer originari è oggi tra gli account QAnon più seguiti sui social media, eclissati da una manciata di utenti anonimi della nuova guardia. 

Ma né la nuova né la vecchia guardia di influencer puristi di QAnon hanno fatto molto scalpore nei media tradizionali. I riflettori sono invece occupati da persone che erano già personaggi pubblici con incarichi governativi e che, per caso, si sono uniti al movimento.

Tralasciando i professionisti teorici della cospirazione di destra come Alex Jones e Jerome Corsi, che hanno entrambi abbracciato e poi litigato con QAnon prima ancora che diventasse un fenomeno mainstream, vengono in mente tre figure vicine al movimento: Michael Flynn, un generale a tre stelle in pensione ed ex consigliere per la sicurezza nazionale sotto Barack Obama, che ha parlato a un evento di QAnon ed è considerato un eroe dal movimento; Marjorie Taylor Greene, una deputata in carica della Georgia con una storia personale di adesione a QAnon; e Kash Patel, l’attuale candidato di Trump a direttore dell’Fbi e ospite frequente di oscuri talk show di QAnon.

Michael Flynn

Michael Flynn è stato lodato fin dall’inizio del movimento QAnon, il suo nome è apparso nei post di Q trentanove volte tra il 2017 e il 2021. È noto agli aderenti soprattutto per aver reso popolare il termine «soldati digitali» in un discorso del novembre 2016 alla Young America’s Foundation, in cui si espresse a favore di Trump, ringraziando l’«esercito» riunito per il ruolo svolto nell’elezione del presidente.

Un fatto di rilievo poiché Flynn ha avuto una lunga carriera come ufficiale dell’intelligence ad alto livello nell’esercito ed è stato a capo della Defense Intelligence Agency. I sostenitori di QAnon hanno continuato a identificarsi come «soldati digitali» e fanno spesso riferimento a una «guerra spirituale» in corso tra il bene e il male che credono di combattere, un sentimento ripreso da Flynn in discorsi e articoli. Il generale in pensione si è spinto fino al punto di registrare i diritti di quella frase e di attivare un merchandising attorno al soldato digitale, a WWG1WGA e Grande Risveglio.

Dopo essere stato graziato da Trump nel 2020, Flynn è apparso su diversi podcast di QAnon, tra cui Bards of War The MG Show. Il 4 luglio 2020 ha pubblicato un video in cui lo si vede riunirsi intorno a un fuoco con i membri della sua famiglia e prestare giuramento militare per difendere la Costituzione, che si conclude con lo slogan di QAnon «Where we go one, we go all». In seguito il fratello ha citato senza successo la Cnn per diffamazione e calunnia per la trasmissione del video.

Nel maggio del 2021, Michael Flynn ha partecipato a pagamento al For God & Country Patriot Roundup di Dallas, in Texas. All’evento erano presenti diversi influencer di QAnon e nel suo logo c’era l’immagine di un cappello da cowboy con la scritta WWG1WGA.

Tutto ciò sembrerebbe dipingere Flynn come un vero discepolo, ma forse è più un opportunista. Nonostante i numerosi contributi finanziari del movimento e l’appoggio convinto di Michael Flynn, una registrazione privata emersa nel novembre 2021 lo ha immortalato mentre privatamente liquidava QAnon come una «sciocchezza», una «campagna di disinformazione» da attribuire alla «Cia e alla «sinistra». Nel 2023, ha dichiarato pubblicamente su X di ritenere che QAnon sia un importante «psyop» [un’azione militare orientata a distruggere psicologicamente il nemico, ndt].

Ha mantenuto questa posizione fino a quando Donald Trump ha vinto di nuovo e lo ha escluso da posizioni di governo. Da allora, sembra che abbia ripreso i suoi vecchi trucchi. Nel dicembre 2024, ha usato lo slogan WWG1WGA in una risposta al suo stesso post, affermando minacciosamente di «sapere ancora dove sono sepolti i corpi».

Marjorie Taylor Greene

Il caso di Marjorie Taylor Greene è diverso, perché prima di entrare in politica era un’accanita sostenitrice di QAnon. È riuscita a riciclarsi abbastanza da vincere e mantenere un seggio come deputata al Congresso nel quattordicesimo distretto della Georgia.

Nel novembre 2017, poco dopo i post di Q, Greene ha trasmesso un video su Facebook Live in cui ha affermato che «Q è un patriota», concludendo che «abbiamo un’opportunità unica per far fuori questa cabala globale di pedofili adoratori di Satana. E credo che abbiamo il presidente giusto per farlo». Il video, che dura ventinove minuti, include anche teorie cospirative antisemite su «i Rothschild e George Soros» come «burattinai» del «male globale».

Greene ha mostrato il suo sostegno a QAnon su X fino a dicembre 2020, quando ha condiviso un articolo in cui affermava che QAnon «riguarda milioni di persone che si svegliano dalle bugie». Nel febbraio 2021, appena tre mesi dopo, si è scusata in Aula, affermando di aver «smesso di credere» a QAnon e di pensare che «le sparatorie nelle scuole sono assolutamente reali» e non «inscenate» come aveva affermato in precedenza. «Queste erano parole del passato – ha spiegato – Queste cose non mi rappresentano». La Greene è stata comunque espulsa dalla Camera dei Rappresentanti degli Stati uniti da due delle sue commissioni per le sue osservazioni fatte in passato.

Sebbene abbia rivisto la sua teoria della cospirazione, sembra che Greene continui a credere a bizzarre affermazioni sul controllo del tempo, che risalgono a un post su Facebook del 2018 in cui faceva di nuovo riferimento ai Rothschild e a «quelli che sembravano laser o fasci di luce blu che causavano gli incendi», riferendosi agli incendi selvaggi in California. In seguito all’uragano Helene dell’ottobre 2024, ha postato su X: «Sì, possono controllare il tempo. È ridicolo che qualcuno menta e dica che non si può fare».

Nonostante il suo profondo coinvolgimento in QAnon, Greene continua a esercitare il potere politico. Attualmente è a capo della sottocommissione congressuale Doge, che corrisponde al Department of Government Efficiency, la task force di Elon Musk, potenzialmente incostituzionale, attualmente impegnata a distruggere le agenzie federali.

Kash Patel

Rispetto a Greene e Flynn, Kash Patel è giunto tardi a QAnon. Dopo aver lavorato come avvocato presso il Dipartimento di Giustizia, ha svolto un ruolo attivo nella reazione repubblicana al Russiagate, un’indagine sulle presunte «interferenze russe» pro-Trump nelle elezioni presidenziali del 2016. Essendo un assistente senior della commissione della Camera per l’Intelligence ed essendo il favorito di Devin Nunes, legato a QAnon, il coinvolgimento di Patel gli è valso una menzione in un post di Q del novembre 2018, con Q che ha semplicemente dichiarato: «Kashyap Patel, nome da ricordare».

Fedele al Maga, Patel ha scritto un libro per bambini intitolato The Plot Against the King [Il complotto contro il re] che raffigura Donald Trump come vittima dei complotti dei membri della corte reale Hillary Clinton (Hillary Queenton) e dell’ex direttore dell’Fbi James Comey (Keeper Komey”. Nella sua storia, Patel si presenta come un mago che viene in aiuto di «Re Donald».

La sua difesa a suon di calunnie del presidente è stata ampiamente ricompensata: Patel è stato ora confermato a capo dell’Fbi, ma il suo esame da parte della Commissione giudiziaria del Senato ha portato a un esame pubblico della sua incessante promozione di QAnon. Un’analisi commissionata da Wired ha rivelato che Patel è apparso in «almeno 53 episodi di 13 podcast che hanno promosso apertamente il movimento QAnon e/o condiviso teorie cospirative legate a QAnon». «Sono d’accordo con molto di ciò che dice quel movimento», ha detto Patel a un influencer pro-Trump nel 2022, parlando di QAnon. Patel ha anche ripetutamente elogiato il movimento nei post sui social media, interagendo spesso con gli aderenti e gli influencer di QAnon.

La pubblicazione da parte di Patel di una lista di sessanta nemici dello «Stato profondo» in un libro intitolato Government Gangsters ha portato il senatore Dick Durbin ad avvertire, durante le udienze di conferma, che Patel avrebbe «usato l’Fbi per colpire i suoi nemici, e non i nemici della nostra nazione». Durbin ha inoltre dichiarato che, prima della conferma di Patel, «molteplici informatori hanno rivelato al mio staff informazioni altamente credibili che indicano che il signor Patel, un civile, sta dirigendo personalmente l’epurazione in corso di alti funzionari delle forze dell’ordine presso l’Fbi».

Interrogato dal presidente della Commissione giudiziaria del Senato Chuck Grassley, Patel ha spiegato di aver «respinto pubblicamente le teorie cospiratorie senza fondamento di QAnon o qualsiasi altra teoria cospirativa infondata». Questa dichiarazione sembra in contrasto con il suo ampio sostegno al movimento. Da questa settimana, l’uomo che ha giurato di trasformare la sede dell’Fbi in un «museo del Deep State» è ora a capo dell’agenzia.

Le guerre dell’informazione

L’eredità attuale di QAnon è molto più grande delle personalità che hanno contrabbandato le sue idee in posizioni di potere. È viva nel modo in cui gli statunitensi percepiscono la nostra politica, nel modo in cui elaboriamo gli eventi attuali e nel modo in cui interagiamo con i media tradizionali e sociali. L’onda di QAnon può essersi infranta, ma si è sedimentata in profondità nella vita politica americana.

Gli aderenti a QAnon non sono i soli a percepirsi come «soldati digitali» che combattono una «guerra dell’informazione» tra il bene e il male. Ammettere un vantaggio ai propri avversari è visto come una ritirata. Lo si può vedere nelle narrazioni speculari a proposito del Russiagate (c’è chi sostiene che Donald Trump sia segretamente un agente russo) e di QAnon (c’è chi sostiene che Donald Trump stia combattendo segretamente una cabala di pedofili satanici). Sebbene le due cose non siano affatto equivalenti, entrambi questi sistemi di credenze hanno permesso ai loro aderenti di sentirsi come se fossero in lotta per smascherare un male nascosto nei gradini più alti del potere. Rappresentano due filoni narrativi che da tempo detengono il potere negli Stati uniti: rispettivamente la paranoia della Guerra fredda e il panico satanico. Entrambi i movimenti hanno visto nascere online presunti insider, promettendo l’imminente rilascio di documenti inediti e l’arresto dei loro presunti nemici. Molti aderenti credevano che la giustizia fosse dietro l’angolo. Nessuno dei due ha portato a risultati tangibili per coloro che vi hanno investito.

L’erosione della fiducia nei media tradizionali e la proliferazione di fonti alternative online avrebbero comunque causato un crollo dell’informazione, ma QAnon lo ha accelerato e colorato in modo particolare. Ha diffuso l’idea che tutti noi dobbiamo «fare le nostre ricerche» sugli eventi attuali. Questa «ricerca» cerca di rivelare le verità nascoste sotto le narrazioni, intenzionalmente fittizie, fornite dai media e dalle istituzioni tradizionali.

I liberal non sono immuni da questo tipo di pensiero: si veda il Russiagate, o il tenore delle lamentele di alcuni fan di Joe Biden su un complotto segreto per farlo fuori dalle elezioni, o la teoria cospirativa di «BlueAnon» secondo cui il tentato assassinio di Donald Trump sarebbe stato inscenato. Tuttavia, il processo di generazione di teorie cospirative a partire da eventi attuali è più visibile e pervasivo a destra. Esempi recenti sono le false affermazioni sulla pandemia, l’idea che l’azienda di mobili Wayfair stia trafficando bambini attraverso il suo sito web, la negazione delle elezioni del 2020 e la convinzione che oscuri funzionari governativi abbiano pianificato i recenti incendi in California.

Una delle ombre più lunghe gettate da QAnon è la rinascita dell’isteria satanica nel discorso culturale e politico. Ogni evento pubblico sembra condurre in un modo o nell’altro a un dibattito sullo svolgimento di riti demoniaci sotto mentite spoglie. Questo include i concerti rap, le esibizioni ai Grammy (criticate come diaboliche da Ted Cruz, Marjorie Taylor Greene e dall’opinionista politico Charlie Kirk) e persino la cerimonia di apertura delle Olimpiadi (che ha attirato le ire del presidente della Camera Mike Johnson e di Elon Musk). QAnon ha trasformato quello che una volta era il dominio di oscuri fanatici online in un argomento di conversazione accettabile per le figure pubbliche sui social media. Si tratta della più significativa recrudescenza di isteria satanica dagli anni Ottanta, quando negli Stati uniti si verificò un’ondata di 12.000 accuse infondate di «abusi rituali da parte di satanisti».

Le accuse di pedofilia che sono state parte integrante del movimento QAnon e del suo precursore, il Pizzagate, hanno lasciato anche una lunga scia culturale. Una canzone in cui un rapper accusa un altro di essere un pedofilo ha recentemente vinto diversi Grammy ed è stata eseguita al Super Bowl – più che un’azione diretta da QAnon, un’indicazione della crescente immunità culturale nei confronti di accuse inconsistenti di abusi su minori. All’ombra di questo fenomeno culturale sensazionalistico si nasconde uno sviluppo più problematico: l’ascesa di indagini online e di giustizia «militante» in nome della lotta al traffico di bambini.

In Arizona, una milizia è giunta da tutto il mondo per dare la caccia a immaginari trafficanti di bambini. In Missouri, un sedicente «cacciatore di predatori» è stato accusato di interferire con la capacità della polizia locale di perseguire i presunti abusatori di bambini. Gli educatori contro la tratta di bambini hanno dovuto fare i conti con l’effetto dei miti diffusi da QAnon, che distraggono dalle vere modalità di organizzazione della tratta di bambini. Le organizzazioni che da anni combattono il problema sono state inondate da storie fasulle attraverso il sito web di arredamento Wayfair, un evento che ha portato anche il Dipartimento di Sicurezza Nazionale a sospendere le indagini per poter esaminare l’assurda teoria del complotto.

Soprattutto dopo il successo di Sound of Freedom, il Partito repubblicano è stato ansioso di inserire nel proprio messaggio il traffico di bambini. La Conferenza politica conservatrice del 2025 ha paragonato l’argomento alla «schiavitù moderna». In campagna elettorale, Trump ha promosso Sound of Freedom e ha proposto la pena di morte per «chiunque venga sorpreso a trafficare bambini attraverso il nostro confine», nonostante le sue politiche sull’immigrazione abbiano rallentato gli sforzi per combattere il traffico di esseri umani durante il primo mandato. La questione, che si è rivelata un efficace argomento di discussione per QAnon, continuerà probabilmente a essere utilizzata come mezzo per galvanizzare la base repubblicana. La preoccupazione per il benessere dei bambini è un valore mainstream. Perché non dovrebbero essere mainstream anche le teorie cospirazioniste sul danneggiamento dei bambini?

Siamo tutti QAnon

La «QAnon-izzazione» della vita statunitense può essere vista come un tipo di narrazione popolare contemporanea, un meccanismo antico per «riaccendere» un mondo moderno sterile e alienante e affermare la propria capacità di azione in una società capitalista e depotenziata. Può anche essere inteso come un comportamento psicologico di adattamento. Nel loro libro sulle credenze cospirative, Helen Hendy e Pamela Black scrivono:

Quando i cittadini statunitensi sperimentano intensi fattori di stress (come problemi di salute, di denaro, di solitudine), soprattutto se combinati con i sintomi di impotenza del Ptsd (problemi di memoria, sonno disturbato, ipervigilanza, ritiro sociale), questi individui potrebbero adottare credenze estreme come meccanismi di «coping» cognitivi che offrono loro un senso di maggiore comprensione, potere e comunità con altri che la pensano come loro.

In uno studio condotto su 977 statunitensi, Hendy e Black hanno trovato prove di un convincente processo in tre fasi che porta alle teorie cospirative: «fattori di stress della vita → sintomi di Ptsd → credenze estreme». Fattori strutturali e sociopolitici come la disparità di ricchezza, la mancanza di una rete di sicurezza sociale, il fallimento istituzionale, l’erosione dei legami sociali e l’aumento dei disastri legati al clima contribuiscono allo stress della vita e al senso di impotenza di un individuo. Quando le persone non possono resistere a queste degradazioni in modo pratico, cercheranno di riaffermare la propria agency in modi che sembrano irrazionali.

Senza una comprensione delle strutture di potere che contribuiscono al nostro immiserimento, prendere a pugni burattinai immaginari sui social media può sembrare un’alternativa più dignitosa rispetto alla sottomissione a uno status quo intollerabile.

In un articolo accademico sulle credenze cospirative, Jan-Willem van Prooijen e Karen M. Douglas scrivono:

Le persone di tutte le epoche e di tutte le culture sono propense a credere nelle teorie del complotto, a condizione che si trovino di fronte a situazioni di crisi sociale. In secondo luogo, questa relazione tra situazioni di crisi sociale e credenza nelle teorie del complotto è attribuibile a sentimenti di paura, incertezza e mancanza di controllo. Questi sentimenti innescano processi di sense-making che aumentano la probabilità che le persone percepiscano cospirazioni nel loro ambiente sociale.

L’impatto più duraturo di QAnon è la normalizzazione di questo modo di reagire alle crisi sociali, che rende molto meno probabile la ricerca di alternative, come l’organizzazione politica concreta di riforme sociali e politiche necessarie e realizzabili. Finché non riusciremo a costruire movimenti politici convincenti e basati sulla realtà che affrontino il peggioramento delle condizioni economiche e sociali che hanno dato origine a QAnon – movimenti che diano alle persone la stessa sensazione di recuperare l’autonomia in un mondo caotico e depotenziato – la QAnon-izzazione continuerà, indipendentemente dal fatto che l’etichetta originale svanisca o meno dai riflettori.

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