La morte di Papa Francesco ovvero il trionfo dell’ipocrisia

Un Papa che ha incarnato il Vangelo degli ultimi e denunciato le ingiustizie globali, circondato ora da un coro di ipocrisie politiche e mediatiche che ne hanno ignorato il messaggio in vita ma ne rivendicano l’eredità dopo la morte, rivelando il volto più autentico e tragico del potere: la maschera della devozione usata per perpetuare il dominio.

E il sommo sacerdote gli disse: “Ti scongiuro per il Dio vivente di dirci se tu sei il Cristo, il Figlio di Dio”.  Gesù gli rispose: “Tu l’hai detto, anzi vi dico che da ora in poi vedrete il Figlio dell’uomo sedere alla destra della Potenza e venire sulle nuvole del cielo”.  Allora il sommo sacerdote si stracciò le vesti, dicendo: “Egli ha bestemmiato: che bisogno abbiamo più di testimoni? Ecco, ora avete udito la sua bestemmia; che ve ne pare?”. Ed essi, rispondendo, dissero: “È reo di morte”. (Matteo, 26,63-66).

La reazione di Caifa, Sommo Sacerdote e capo del Sinedrio, massima autorità religiosa e politica degli Ebrei, è il racconto drammatico dell’ipocrisia del Potere che finge di agire per devozione alla Legge religiosa ma in realtà compie la più immane delle ingiustizie per conservare il proprio status quo scosso dalla predicazione del Cristo. Col gesto di stracciarsi le vesti, così mirabilmente dipinto da Giotto, Caifa, non a caso emblema degli ipocriti anche per Dante Alighieri che ce lo mostra crocefisso e confitto nel terreno, calpestato dalle anime degli altri ipocriti, recita una parte (ipocrita, d’altronde deriva dal greco hypokrités, appunto attore), simula un sentimento che nasconde fini del tutto opposti.

Il teatro dell’ipocrisia, così caro al nostro Pirandello, è andato in scena in questi giorni, quelli immediatamente successivi alla notizia scioccante della morte di papa Francesco. Uomini di Stato e politici hanno pianto lacrime di coccodrillo nei confronti di un a figura che, fino a quando è stata in vita, aveva prodotto in quegli stessi “attori” reazioni e sentimenti ben diversi dalle parole di ammirazione che hanno invaso social e mass media. La gara ad accaparrarsi una parte dell’eredità morale di papa Bergoglio ha prodotto effetti, in certi casi, davvero ridicoli; un silenzio sincero sarebbe stato decisamente meno fuori luogo rispetto a parole che sono risuonate false come, appunto, le accuse di Caifa a Cristo.

Il pontificato di Bergoglio ha costituito una rivoluzione, seppure sia troppo presto per capire se e quanto frutteranno i suoi semi, perché ha rappresentato un ritorno al Vangelo, al suo spirito originario, al valore più propriamente spirituale della Buona Novella. In coerenza con la scelta coraggiosa di chiamarsi come il Santo di Assisi, papa Francesco ha ispirato la sua azione all’attenzione verso gli ultimi e verso il Creato, ha predicato la Pace e la necessità di una Chiesa povera che non significa una Chiesa priva di beni materiali, ma una Chiesa che svolga la sua missione universale unicamente con l’obiettivo di restituite dignità a chi non possiede nulla se non la propria vita. La Chiesa come un “ospedale da campo” per chi ha il corpo, ma soprattutto l’anima, pieni di ferite e cicatrici, una Chiesa che parli a tutti, anche a chi crede in un altro Dio o non crede affatto. Certamente ci sono state anche le prese di posizione più propriamente dottrinarie che pure hanno fatto discutere, ad esempio in materia di diritti civili, ma il messaggio fondamentale che il Papa ha rivolto ai governanti è stato quello di attuare politiche che annullino le differenze enormi che oggi separano donne e uomini a seconda della latitudine geografica o politica in cui vivono. 

Da questo punto di vista Francesco, dobbiamo amaramente constatare, è rimasto “voce di uno che grida nel deserto”: Capi di Stato e di Governo, politici che si richiamano ai valori cristiani, sono rimasti insensibili alle sue parole. Farisei che ora ne piangono la morte hanno attuato politiche opposte a quelle indicate dal papa venuto dalla fine del mondo.  In questi anni abbiamo visto all’opera tanti novelli Caifa che hanno usato la Religione, cristiana ma non solo cristiana, come scudo di politiche che hanno mortificato i valori umanitari più elementari. D’altronde, e ce lo insegnò già Machiavelli, la religione come “instrumentum regni”, strumento del governo, serve al Principe per mantenere l’ordine e la stabilità dello Stato. Non è importante che il Principe sia religioso, importante che appaia come tale per ingraziarsi il popolo. Difendere Dio, Patria e Famiglia è uno slogan politico per indurre i cittadini a credere che “Dio è con Noi” (il Gott mitt uns dei tedeschi, dagl’imperatori fino al Terzo Reich nazista), così come sventolare simboli religiosi ai comizi è una simulazione di devozione che invece rasenta la blasfemia per chi crede davvero ai valori del cristianesimo.

Molti di questi governanti, teorici del liberalismo economico più sfrenato ce li troviamo accanto alla bara del Papa latino-americano che ha riabilitato alcuni punti della teologia della Liberazione, a iniziare dal tema della giustizia sociale, pur criticandone gli aspetti più radicali. La recita, insomma, non si ferma neppure nel giorno dell’ultimo commiato che forse avrebbe meritato la presenza solo della gente comune.

Infine, ed è doloroso dirlo ma ugualmente necessario, l’ipocrisia a cui assistiamo non riguarda soltanto la politica; i social che sono specchio del sentimento che alberga nell’opinione pubblica, ci hanno restituito in questi giorni pensieri e sentimenti ugualmente conditi di falsità. Si potrebbe dire che la cattiveria di alcuni giudizi nei confronti di papa Francesco sia da preferire ai ricordi mielosi di coloro che, con orgoglio, magari ostentano la foto di Donald Trump nel proprio profilo. A costoro, che con il loro consenso costituiscono il paravento democratico di cui si nutrono i nuovi despoti che tanto hanno osteggiato papa Francesco in vita, non resta che ricordare, come scrisse Alexandre Dumas, che “ogni falsità è una maschera, e per quanto la maschera sia ben fatta, si arriva sempre, con un po’ di attenzione, a distinguerla dal volto”.

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