Il peso della memoria: Auschwitz 80 anni dopo

Celebrato l’80° anniversario della liberazione del campo di sterminio. Tra le testimonianze dei sopravvissuti e la presenza dei leader mondiali, un monito per non dimenticare l’orrore dell’Olocausto.

Ieri (lunedì 27 gennaio 2025) si è svolta la commemorazione per l’80° anniversario della liberazione del campo di concentramento di Auschwitz, in Polonia. Era il 27 gennaio 1945 quando le truppe sovietiche dell’Armata Rossa fecero irruzione nel campo di sterminio nazista, ponendo fine a uno dei più atroci crimini di massa della storia, concentrato in un unico luogo. Dal 2005, le Nazioni Unite hanno designato questa data come la Giornata della Memoria, un momento per ricordare le vittime dell’Olocausto: lo sterminio sistematico di ebrei, rom, omosessuali, dissidenti politici e altre minoranze etniche e religiose perpetrato dalla Germania nazista e dai suoi alleati durante la Seconda guerra mondiale.

Il cuore delle celebrazioni si è tenuto a partire dalle 16 in una grande tenda montata all’ingresso di Auschwitz II-Birkenau, il secondo campo costruito dai nazisti a partire dal settembre 1941. Protagonisti indiscussi sono state le voci dei sopravvissuti, mentre al mattino si è svolta una cerimonia più intima nel campo principale, Auschwitz I. Qui, fiori e candele sono stati deposti davanti al famigerato “muro della morte”, il luogo in cui avvenivano le esecuzioni per fucilazione.

Quest’anno, le commemorazioni hanno avuto un sapore particolarmente amaro. Piotr Cywinski, direttore del museo Auschwitz-Birkenau, ha sottolineato che questo potrebbe essere l’ultimo anniversario “importante” a cui parteciperà “un numero significativo di sopravvissuti”. Tra una decina d’anni, ha spiegato, sarà quasi impossibile. «Vent’anni fa, c’erano 1.500 persone a questa cerimonia. Dieci anni fa, 300. Quest’anno ne aspettiamo 55, forse 60. Sono tutti molto anziani», ha detto con un tono carico di emozione. Dei sopravvissuti invitati, circa 50 hanno scelto di essere presenti, partecipando anche alla cerimonia mattutina.

Volodymyr Zelenskyy, Frank-Walter Steinmeier (AP Photo/Czarek Sokolowski)

A fare da contraltare alla presenza dei sopravvissuti, c’è stata quella di numerosi leader mondiali e rappresentanti governativi. Tra gli altri, hanno preso parte all’evento il cancelliere uscente tedesco Olaf Scholz e il presidente Frank-Walter Steinmeier, il presidente francese Emmanuel Macron, i vertici delle istituzioni europee Antonio Costa e Roberta Metsola, oltre ai presidenti austriaco e ucraino Alexander Van der Bellen e Volodymyr Zelensky. Per l’Italia, è intervenuto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Israele è stato rappresentato dal ministro dell’Istruzione Yoav Kish, mentre il primo ministro Benjamin Netanyahu ha preferito non partecipare, nonostante le rassicurazioni del governo polacco riguardo al rischio di arresto richiesto dalla Corte penale internazionale. Gli Stati Uniti hanno inviato una delegazione guidata dall’inviato speciale per il Medio Oriente, Steve Witkoff, e dal segretario al Commercio Howard Lutnick.

La Russia, invece, è stata esclusa dalle celebrazioni a causa dell’invasione dell’Ucraina nel 2022. Un’assenza significativa, considerato il ruolo chiave dell’esercito sovietico nella liberazione del campo. Al contrario, hanno fatto la loro comparsa diversi membri di case reali europee, tra cui Re Carlo III del Regno Unito, insieme a rappresentanti delle monarchie di Spagna, Paesi Bassi, Danimarca e Svezia. Nessun discorso ufficiale è stato previsto per i capi di stato, fatta eccezione per il presidente polacco Andrzej Duda, esponente del partito di estrema destra Diritto e Giustizia, che ha preso la parola durante la cerimonia mattutina.

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella (ANSA / Paolo Giandotti)

Uno dei simboli più potenti della giornata è stato un vagone di treno merci, posizionato all’ingresso del campo. Alcuni sopravvissuti hanno scelto di indossare un cappello a righe, un richiamo diretto alle uniformi a strisce che i prigionieri erano costretti a portare.

Durante gli anni di attività del campo, circa 1,3 milioni di persone furono rinchiuse tra i suoi cancelli, ma solo poche migliaia riuscirono a sopravvivere. Le cifre esatte rimangono incerte, ma secondo lo US Holocaust Memorial Museum, le SS tedesche assassinarono almeno 960.000 ebrei, 74.000 polacchi, 21.000 rom, 15.000 prigionieri di guerra sovietici e 10.000 persone di altre nazionalità. Molti persero la vita nelle camere a gas o sotto i colpi dei fucili, altri morirono per malattie, fame o per i lavori forzati a cui erano sottoposti. Altri ancora furono vittime di esperimenti medici disumani, utilizzati come cavie senza alcuna pietà.

Tags :

Facebook
Twitter
LinkedIn
Pinterest
Telegram

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Ultimi articoli

Altri articoli