COMUNICATO STAMPA

“Gocce di memoria” recuperare e valorizzare la memoria storica locale delle due Nocera

L’Associazione #CambiaMenti presenterà nelle prossime settimane il progetto “Gocce di memoria”, iniziativa ambiziosa e innovativa che ha come obiettivo: recuperare e valorizzare la memoria storica locale delle due Nocera, creando un’unica comunità, consapevole e orgogliosa della propria storia, che dialoga con i propri cittadini e visitatori tramite un sistema integrato di QR code.

Un viaggio nella storia attraverso la tecnologia L’idea alla base del progetto è quella di installare QR code presso strade, piazze, monumenti ed edifici storici, fornendo informazioni multilingua accessibili con un semplice clic. Attraverso testi, immagini e video interattivi, sarà possibile scoprire la storia di un sito archeologico, l’autore degli affreschi di quella chiesa e, soprattutto, le vite e le imprese di tanti nocerini che hanno lasciato un segno nella storia locale e nazionale. Questa esperienza permetterà di riscoprire figure spesso dimenticate e di rendere la storia fruibile e interessante, soprattutto per le nuove generazioni.

Il primo approfondimento: Prisco Palumbo, giovane poliziotto nocerino vittima del terrorismo nel 1976, a cui è stata intitolata una strada nel comune di Nocera Inferiore. Alla sua storia, raccontata troppo poco negli ultimi anni, abbiamo dedicato un primo articolo a firma di Giancarlo Di Serio (www.cambiamenti.online/prisco-palumbo ) che, insieme a testimonianze, documenti e fonti, popolerà la prima scheda dell’ambizioso e corposo archivio in progetto. Il sacrificio di Palumbo è simbolo di una memoria che non deve sbiadirsi, e il nostro progetto si propone di onorare la sua vita e il suo impegno raccontandolo anche alle nuove generazioni.

Collaborazioni e impatto sociale Il progetto, che si avvarrà della collaborazione delle scuole, istituzioni culturali, imprese locali e dei cittadini che singolarmente, o in forma associate, vorranno aderire, ha l’obiettivo di stimolare l’interesse verso la storia della città e promuovere un maggiore senso di appartenenza, di orgoglio nocerino. Attraverso l’utilizzo dei QR code, Nocera si aprirà ad un dialogo costante tra passato e presente, facendo della tecnologia uno strumento per valorizzare la nostra memoria comune.

Solo una Nocera più consapevole del suo passato può essere capace di affrontare le sfide del futuro con una nuova prospettiva.

Prisco Palumbo, il sacrificio dimenticato

La memoria del giovane poliziotto nocerino vittima del terrorismo, rischia di sbiadirsi nel tempo:
un richiamo a onorare il suo sacrificio e a raccontarlo alle nuove generazioni.

di Giancarlo Di Serio

Nel 1976 il viaggio in treno da Milano a Roma può durare fino a dieci ore. Quel 14 dicembre è martedì e Filomena sta facendo quel viaggio che le sembra durare, in realtà, dieci anni. Filomena ha 21 anni, è di Nocera ma da un anno, col marito, si è trasferita nella città lombarda, come hanno fatto tanti altri meridionali – perché questa è una storia molto meridionale - dove ha avviato un’attività commerciale. C’è solo l’angoscia ad accompagnarla: da poche ore ha saputo, nel modo più brutale – attraverso il notiziario televisivo del primo pomeriggio - che suo fratello Prisco, di tre anni più grande, agente della Polizia di Stato, è stato assassinato nella Capitale nel corso di un attentato terroristico. A Roma, in piena notte, Filomena si ricongiunge con mamma Ida e papà Fioravante, nel frattempo giunti da Nocera: per loro nulla sarà più come prima.

Prisco e Filomena sono legatissimi. Vivono i primi anni di vita a Grotti e poi si trasferiscono a Casolla dove sono sorte le nuove case frutto del piano di edilizia popolare che sta contribuendo a ricostruire le città italiane distrutte dalla Seconda Guerra Mondiale. Con il papà autista e la mamma impegnata nelle fabbriche conserviere, ricchezza della Nocera anni ’50 e ‘60, i due ragazzi trascorrono da soli intere giornate, tra la scuola, i giochi, gli amici, e le vacanze, se così si possono definire, nella campagna della nonna a irrigare campi. Una famiglia dalle solide radici nocerine come testimonia anche il nome del primogenito, Prisco appunto, e dai rigorosi principi tipici della cultura contadina meridionale.

A Prisco, ragazzone di un metro e ottanta, biondo, quella vita inizia però a stare un po’ stretta: ha lavorato in campagna e poi in fabbrica ma la sua legittima aspirazione è migliorare la posizione sociale. Inizia a fare domanda nelle forze dell’ordine: Carabinieri, Guardia di Finanza, Polizia di Stato; viene scelto dalla Polizia e lì si arruola con entusiasmo. A nemmeno 19 anni è a Trieste per il corso di addestramento e poi in giro tra vari commissariati della Penisola fin quando non viene assegnato a Roma con un compito molto particolare. Prisco ha superato il corso per la guida veloce e così gli viene affidato l’incarico di guidare l’auto assegnata al vicequestore Alfonso Noce, responsabile per il Lazio del nucleo antiterrorismo: praticamente un bersaglio mobile.

Quelli sono anni difficilissimi per la giovane e fragile democrazia italiana, gli anni che un grande maestro del giornalismo, Sergio Zavoli, definirà La notte della Repubblica. Anni di bombe, di attentati, di stragi: anni di piombo. La mattina del 14 dicembre 1976 Prisco è seduto al posto di guida dell’autovettura sotto casa del dottore Noce in attesa che l’altro collega della scorta e il vicequestore si accomodino in auto per ripartire. La macchina però non ripartirà: da un furgone, parcheggiato lì da alcuni giorni contromano, escono tre terroristi che iniziano a mitragliare l’autovettura: Prisco è il primo a essere colpito e l’unico dei tre a morire. 

Il dottore Noce e l’altro poliziotto vengono feriti, mentre a terra rimane anche uno degli assalitori colpito dall’arma di un suo compagno.

Anche i terroristi sono meridionali, fanno parte dei N.A.P., Nuclei Armati per il Proletariato, gruppo minore della galassia terroristica di estrema sinistra ma ugualmente feroce. Per Prisco ci saranno funerali di Stato a Roma e poi quelli a Nocera dove, nella chiesa del Corpo di Cristo, partecipa una folla impressionante proveniente da tutta la Regione. Per gli assassini, poi individuati, seguirà invece un processo e le relative condanne.
“Quel giorno non è stato ucciso solo Prisco, ma un’intera famiglia” ci dice Filomena, tornata col marito a Nocera, dopo una vita trascorsa a Milano, nella stessa casa dove hanno vissuto i genitori e dove Prisco tornava nei periodi di licenza dal servizio. “Ogni volta che doveva ripartire per Roma, al momento del saluto, si segnava col segno della Croce” – ricorda ancora Filomena - “consapevole probabilmente dei rischi che il suo lavoro comportava. Fu così anche quel lunedì che ha preceduto l’irreparabile”. I genitori di Prisco e Filomena sono morti dopo pochissimi anni dalla tragedia, a un mese di distanza l’uno dall’altra, e questo chiarisce il senso delle sue parole.

A casa di Filomena oltre alle foto del fratello, c’è in soggiorno anche il cappello della divisa che era stato posto sulla bara. “Ho partecipato nel corso degli anni a molte manifestazioni in ricordo di Prisco, a Roma, a Milano, a Salerno. In un’occasione, diversi anni dopo, ho voluto vedere i luoghi dell’attentato, sono stata a casa del dottore Noce e della sua famiglia di cui mio fratello mi parlava benissimo. Il presidente Ciampi lo ha insignito nel 2004 della Medaglia d’oro al merito civile” – ricorda Filomena – “ma gli anni passano e anche le commemorazioni in sua memoria si fanno sempre più stanche”.

Il dolore per le vittime di terrorismo, soprattutto se non si tratta di personaggi illustri – politici, magistrati, giornalisti - rischia col tempo di appartenere soltanto alla ristretta cerchia dei familiari. Sono passati 48 anni da quando un figlio della nostra terra, un ragazzo che si era messo al servizio dello Stato e che aspirava a una vita normalissima, a sposarsi, mettere su famiglia, è finito stritolato dagli ingranaggi della Grande Storia incontrata in un’anonima strada di Roma.

A Nocera c’è una via, per la verità un po’ secondaria, intitolata a Prisco Palumbo ma non c’è, per esempio, una scuola che porti il suo nome (una è intitolata ad un’altra vittima del terrorismo, Ilaria Alpi). Un grande monumento funebre, eretto a spese della famiglia, c’è all’ingresso del Cimitero cittadino. La prossima volta che andremo in quel luogo, fermiamoci a leggere la lapide, a ripensare a questo nostro giovane conterraneo il cui sacrificio va raccontato soprattutto ai ragazzi e la cui memoria a Nocera, nella sua città, è giunto il tempo di onorare al meglio

 

Lontani dagli occhi, lontani dal cuore

Missione Libra: il governo italiano spende oltre 250.000 euro per trasferire 16 migranti in Albania,
in un’operazione costosa e simbolica che rivela l’approccio miope e inefficace nella gestione delle migrazioni

di Dina Pagano

Oggi dovrebbe sbarcare nel porto albanese di Shengjin la nave della Marina Militare Italiana “Libra”, salpata due giorni fa da Lampedusa per compiere una missione vitale per l’interesse nazionale. Questa missione ha richiesto l’impiego di 64 uomini e donne di equipaggio e un costo stimato tra i 250.000 e i 280.000 euro, ma l’obiettivo finale giustifica ampiamente e indubbiamente un tale impiego di risorse pubbliche, tra l’altro ininfluenti in questa età dell’oro italiana di cui tutto il mondo sta parlando. C’è lavoro per tutti e l’occupazione non è mai stata così alta! Cresciamo più di tutti e fonti autorevoli parlano di talpe che Scholz ha messo nel Gabinetto di Giorgetti per copiare il miracolo italiano! Cosa vuoi che siano 280.000 euro? E poi il gioco vale la candela. Per questa modica cifra, l’Italia ha trasportato ben 16 migranti (16!) in Albania, nell’hotspot d’oltremare che il Primo Ministro albanese Edi Rama (socialista e fervente ammiratore della nostra Giorgia Meloni) ha concesso allo Stato italiano in base al celeberrimo “Protocollo Italia-Albania per il rafforzamento della collaborazione in materia migratoria”.
Il resto dei 100 migranti sbarcati in questi giorni a Lampedusa è stato avviato ai centri di accoglienza per le normali procedure di identificazione e richiesta di asilo, in quanto provenienti da Paesi in guerra o comunque impossibili da definire “sicuri”, mentre questi 16 migranti provenienti da Egitto e Bangladesh (Paesi considerati sicuri dal Governo italiano, ma su questa sicurezza le Autorità di Giustizia europee e il buon senso non concordano del tutto) avranno l’onore di inaugurare le strutture che il Governo italiano ha attrezzato in terra albanese, ritornata suolo italico dopo quasi 80 anni, nostalgia canaglia... Questa proporzione di 16 su 100, tra l’altro, se anche fosse corretta, renderebbe evidente quanto sia del tutto campata in aria la baggianata di gommoni che sbarcano pieni di giovani africani palestrati che non vedono l’ora di arrivare in Italia per stuprare, spacciare e delinquere. Chi rischia la propria vita e quella dei propri figli nel Mediterraneo e nei lager libici lascia dietro di sé orrori ben peggiori. E il resto di quei 100 migranti sta richiedendo asilo, perché sono questo, profughi e rifugiati che hanno bisogno di asilo, non muscolosi spacciatori nigeriani.
Ma torniamo alla Libra e al suo preziosissimo carico. Con 15-18.000 euro a migrante, si sarebbero potuti pagare una crociera di lusso intorno al mondo, un percorso di integrazione, un corso di formazione, qualche ventina di i-phone di ultima generazione, di cui a quanto pare i migranti già arriverebbero dotati. Invece no. L’Italia ha deciso che è più conveniente trasportarli un attimo in Albania, dove funzionari italiani in trasferta procederanno a ulteriori atti di identificazione, e se saremo fortunati tutti e 16 saranno rimpatriati. Insomma, tutta questa tarantella ha un costo stimato di quasi un miliardo di euro (1.000.000.000! ecco, con tutti gli zero forse si capisce meglio) in 5 anni. A chi ha fatto notare la manifesta inutilità di spostare l’identificazione di un numero di migranti che già si prevedeva esiguo in Albania, il Governo ha risposto che l’intento è soprattutto di deterrenza, di dissuasione.
Nel mio piccolo, ho solo qualche piccola osservazione. Ho capito che l’Italia è in crescita, siamo tutti ricchi e felici e nessun italiano è stato bene come sotto questo Governo, però comunque mi sembra un tantino costoso come spot dissuasivo. E poi dubito che chi scappa da guerra, fame, mutilazioni, persecuzioni, chi è pronto a rischiare la vita per una speranza cambi idea perché c’è l’hotspot in Albania. Perché di questo stiamo parlando. Questi sono in maggioranza i migranti che sbarcano in Italia, come dimostra proprio il caso della Libra.
Poi ci sono anche i criminali, è chiaro, come ci sono in ogni comunità. E tra i migranti i criminali sono in proporzioni maggiori, come capita in ogni comunità che vive ai margini e come sappiamo benissimo noi campani che abbiamo interi quartieri periferici consegnati al crimine organizzato. Ma affrontare la questione dei migranti e delle migrazioni come se fosse un problema di sicurezza, come si avvia a fare l’Europa intera, spaventata dall’avanzata delle destre estreme, è un errore che sconteremo amaramente. Si tratta di una questione sociale, di una questione globale, di una questione epocale, che richiede una visione molto più lungimirante di quanto questa classe politica europea piccina piccina sia mai capace di avere.

Forte nuovo presidente

Cambio della guardia al vertice dell'associazione politico culturale di Nocera Inferiore CambiaMenti. L'assemblea dei soci, tenutasi giovedi 10 ottobre, ha infatti eletto Salvatore Forte come nuovo Presidente. Forte, 50 anni, nocerino doc, alle spalle una lunga a attiva militanza politica e associativa, succede a Giancarlo Di Serio che resta comunque nel gruppo di Coordinamento.
 
Il nuovo presidente, già noto anche per il suo impegno all'interno di CambiaMenti, si è dichiarato pronto a rilanciare l'azione dell'associazione attraverso iniziative di tipo politico culturale che abbiano lo scopo di coinvolgere tutti i cittadini su temi che interessano la comunità locale.
 
Una sfida difficile, considerati i tempi attuali caratterizzati da un sempre minor interesse verso la "Polis", ma che può essere vinta come dimostra il recente successo della raccolta di firme per sostenere il referendum contro la legge sull'autonomia differenziata, iniziativa a cui l'associazione CambiaMenti ha partecipato da protagonista fin dall'inizio.
 
L'assemblea di CambiaMenti ha discusso anche delle prossime iniziative che saranno messe in campo per contribuire a svolgere il ruolo che gli attribuisce li Statuto, ossia di essere uno spazio aperto alla discussione per elaborare idee e proposte finalizzate alla crescita civile e politica della comunità nocerina e dell'intero Agro.

Nuova sfida, solita passione

Sono profondamente onorato per la fiducia che mi è stata accordata e di questo desidero ringraziare calorosamente gli amici e i compagni che mi hanno proposto e voluto alla guida di #𝐂𝐚𝐦𝐛𝐢𝐚𝐌𝐞𝐧𝐭𝐢.
 
Un ringraziamento speciale va, mi sia consentito, a Giancarlo Di Serio (presidente uscente) per il prezioso lavoro svolto in questi anni. Il suo impegno, la sua passione e, soprattutto, la sua “pazienza” hanno permesso a #𝐂𝐚𝐦𝐛𝐢𝐚𝐌𝐞𝐧𝐭𝐢 di essere, specialmente nel momento di sua massima attività, una voce significativa nel panorama locale. Insieme continueremo a lavorare per costruire un futuro migliore per la nostra comunità.
#𝐂𝐚𝐦𝐛𝐢𝐚𝐌𝐞𝐧𝐭𝐢 si fonda sui valori irrinunciabili di libertà, pluralismo, giustizia sociale, solidarietà, pace e difesa del nostro territorio. Continuiamo a credere, oggi più di ieri, che la cooperazione tra le forze sociali, economiche, associative e politiche delle due Nocera e dell'intero Agro Nocerino Sarnese sia l'unico modo per affrontare e risolvere i problemi che da troppo tempo affliggono la nostra terra.
Il nostro obiettivo è chiaro: vogliamo stimolare e promuovere il dibattito culturale, socio-economico e politico, con proposte concrete, idee innovative, campagne civili e culturali, convegni e seminari pubblici, iniziative editoriali e media digitali.
 
Lavoreremo insieme per creare spazi di dialogo e azione, convinti che solo attraverso la collaborazione e l'impegno di tutti potremo raggiungere risultati significativi. La nostra associazione sarà sempre al servizio della comunità, aperta al confronto e alla partecipazione di tutti coloro che condividono i nostri valori.
Grazie ancora per la vostra fiducia.
Insieme, possiamo fare la differenza.