Carlo Canger, il Carabiniere che non si arrese mai

Nato a Nocera, protagonista della Resistenza in Abruzzo, guidò azioni eroiche contro le SS e contribuì a salvare centinaia di vite. La storia di chi, nell’ora più buia, scelse senza esitazione da che parte stare.

Quando l’Italia firmò l’armistizio dell’8 settembre 1943, l’esercito si sbriciolò sotto il peso della fuga, del tradimento e della paura. Ma non tutti cedettero. Alcuni, senza attendere ordini dall’alto o certezze di vittoria, scelsero di resistere. Tra loro, Carlo Canger, giovane Capitano dei Carabinieri nato a Nocera nel 1910.

Quel giorno, Canger era a casa in licenza per convalescenza. Avrebbe potuto restare, trovare rifugio, aspettare tempi migliori. Invece no: rientrò subito in servizio, consapevole che l’unico tempo giusto era quello dell’azione. Insieme al Capitano Ettore Bianco e a numerosi carabinieri di Teramo, dette vita a una delle prime formazioni partigiane d’Italia: la Bosco Martese. Una piccola scintilla che in pochi giorni accese un fuoco di libertà capace di riunire 1.600 uomini tra le montagne abruzzesi.

Canger non si limitò all’organizzazione: fu in prima linea. Arrestato dalle SS, resistette a giorni di interrogatori senza cedere un solo nome. Non era solo coraggio, era fedeltà a un ideale più grande della paura. E fu lui a guidare il drappello che riuscì a liberare un gruppo di ufficiali italiani destinati alla fucilazione: un gesto che significava strappare vite alla macchina di morte nazista.

Nel settembre del ’43, il Bosco Martese diventò teatro di una battaglia durissima. Per tre giorni consecutivi — il 25, 26 e 27 settembre — le truppe tedesche attaccarono con battaglioni e mezzi corazzati, nel tentativo di annientare quella “anomalia” partigiana nel cuore d’Abruzzo. Ma i combattenti della Bosco Martese, guidati da Bianco e Canger, resistettero. E i tedeschi furono costretti a ritirarsi.

Di Canger e dei suoi compagni non si parla quasi mai nei grandi racconti della Resistenza. Eppure, senza la loro ostinazione, senza il loro senso profondo di responsabilità civile, la storia d’Italia avrebbe preso tutt’altra direzione. Oggi che viviamo tempi di smarrimento e sfiducia, il loro esempio ci ricorda che la libertà è una scelta quotidiana. Una scelta che richiede coraggio, anche quando tutto sembra perduto.

Non dobbiamo solo ricordarli. Dobbiamo raccoglierne il testimone.

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