Demolito il progetto della maggioranza: nessun “popolo regionale” può rivendicare sovranità. Il Parlamento resta il fulcro dell’unità della Repubblica.
Sono state depositate le motivazioni con la quali la Corte Costituzionale ha accolto gran parte dei rilievi sollevati da alcune Regioni sulla legge che disciplina l’autonomia differenziata. Sono 166 pagine in cui, in punto di diritto, si demolisce il progetto di autonomia differenziata cosi come è stato disegnato da questa maggioranza politica.
Tuttavia riteniamo che il cuore della sentenza sia costituito da un passaggio “politico” molto forte. Si legge nella sentenza infatti che “ esiste una sola nazione come esiste solamente un popolo italiano senza che siano in alcun mondo configurabili dei “popoli regionali “ che siano titolari di una porzione di sovranità….sul piano istituzionale la cura delle esigenze unitarie sono affidate esclusivamente al Parlamento e in nessun caso possono essere riferite ai consigli regionali “
Il regionalismo disegnato dalla Costituzione può servire a creare anche una sana competizione tra le Regioni al fine di elevare il livello dei servizi offerti ai cittadini, ma deve avere come stella polare il principio di solidarietà: nessun cittadino deve essere discriminato solo perché vive in una città piuttosto che un’altra del Paese. La Regione non può sostituirsi allo Stato in materie essenziali come la scuola ( chiarissima la sentenza proprio su questo punto quando paventa che sarebbe stato possibile creare cicli scolastici differenziati o programmi scolastici diversi) e il Governo non può sostituirsi al Parlamento in una materia così essenziale. Siamo una Repubblica parlamentare come ribadito per l’ennesima volta dalla Corte Costituzionale: il Parlamento è l’unico luogo istituzionale deputato a disciplinare la delicata materia del rapporto tra lo Stato e le sue articolazioni territoriali e il dibattito parlamentare è garanzia di controllo anche dell’opinione pubblica,ossia,in definitiva di quel popolo italiano unico a cui appartiene la sovranità.
Sotto la spinta della Lega Nord in passato è stato colpevolmente allargato il concetto di regionalismo, ed è questa una colpa storica a cui non può sottrarsi neppure la sinistra che varó nel 2001 una riforma che è stata il cavallo di Troia del principio di unità nazionale mai così minacciato come in questi ultimi anni. È ora che le Regioni tornino a disciplinare non materie intere ma aspetti delle stesse,che i presidenti di Regione smettano di sentirsi chiamare dai mess media, vecchi e nuovi , “Governatori” ( più di uno in questi ultimi anni si è convinto di essere in California o in Texas piuttosto che in Veneto o in Campania) e che gli italiani tornino a sentirsi parte di un’unica grande Nazione.
La Corte ha respinto il rilievo sulla costituzionalità dell’intera legge sull’autonomia differenziata che dunque resta in piedi,seppur monca di parti importanti. Confidiamo ,pertanto, che a gennaio sia data via libera al referendum abrogativo della legge per il quale sono state raccolte più di un milione di firme. Sarà un momento fondamentale di confronto politico che siamo certi coinvolgerà tutti i cittadini strappandoli da quell’apatia – manifestatasi anche in occasione delle ultime tornate elettorali-che è il più pericoloso nemico della democrazia.