La scomparsa di Aldo Tortorella segna la fine di un’epoca della politica e del giornalismo italiano. Con i suoi 98 anni di vita, attraversò le fasi più cruciali della storia italiana del XX secolo: dalla lotta antifascista alla costruzione della Repubblica, fino alle trasformazioni della sinistra italiana. La sua traiettoria esistenziale e professionale è stata caratterizzata da un rigore intellettuale e da un impegno costante nei confronti della giustizia sociale, della democrazia e della libertà.
Gli anni della Resistenza: il partigiano “Alessio”
Nato a Napoli il 10 luglio 1926, Tortorella visse la sua giovinezza tra Liguria e Lombardia. Durante gli anni universitari a Milano aderì alla lotta antifascista, unendosi al movimento della Resistenza nel capoluogo lombardo. La sua attività si intensificò rapidamente: collaborò con Gillo Pontecorvo nell’organizzazione della mobilitazione studentesca e si impegnò attivamente nel Fronte della Gioventù, l’organizzazione comunista che riuniva giovani partigiani e antifascisti.
Arrestato e imprigionato, riuscì a evadere dall’ospedale militare di Milano travestendosi da donna, uno stratagemma che gli permise di sfuggire alla sorveglianza fascista. Si rifugiò quindi a Genova, dove nel 1944 prese parte alla riorganizzazione della Resistenza locale, assumendo il nome di battaglia “Alessio”. In questo contesto, si distinse per la capacità di coordinare la propaganda e le operazioni nelle aree operaie del Ponente genovese. Il suo contributo fu decisivo nella fase finale della guerra: il 24 aprile 1945, Tortorella fu tra i protagonisti della liberazione della città, un evento che segnò la disfatta definitiva delle forze nazifasciste in Liguria.
Il giorno successivo, a soli 19 anni, divenne caporedattore dell’edizione ligure de l’Unità, avviando così il suo lungo percorso nel giornalismo militante.

Giornalismo e politica: l’ascesa nel PCI
Dopo la fine della guerra, Tortorella si dedicò completamente alla politica e alla stampa di partito. Nel 1957 assunse la direzione dell’edizione milanese de l’Unità, succedendo a Davide Lajolo. La sua esperienza giornalistica si consolidò ulteriormente nel 1970, quando divenne direttore nazionale del quotidiano, ruolo che mantenne fino al 1975. In quegli anni, il giornale fu un punto di riferimento per il dibattito politico e culturale della sinistra italiana, raccontando le battaglie sociali, le tensioni della Guerra Fredda e le evoluzioni del comunismo italiano.
Parallelamente, Tortorella intraprese una lunga carriera istituzionale: nel 1971 venne eletto deputato nelle liste del Partito Comunista Italiano (PCI), restando in Parlamento per oltre vent’anni, fino al 1994. In questa veste, ricoprì incarichi di rilievo all’interno del partito. Durante la segreteria di Enrico Berlinguer fu responsabile della politica culturale, promuovendo un’elaborazione teorica che mirava a un rinnovamento del comunismo italiano senza tradire i principi fondamentali di giustizia sociale e uguaglianza.
Successivamente, sotto la guida di Alessandro Natta, si occupò delle questioni istituzionali e della riforma dello Stato, contribuendo al dibattito sulle trasformazioni necessarie alla democrazia italiana.

La critica alla “svolta della Bolognina” e il distacco dal PDS
Gli anni Ottanta e Novanta segnarono una fase di profonda trasformazione per il PCI, culminata con la “svolta della Bolognina” del 1989, quando Achille Occhetto propose il superamento del partito comunista e la nascita di una nuova formazione politica, il Partito Democratico della Sinistra (PDS). Tortorella si schierò contro questo cambiamento, temendo che l’abbandono della tradizione comunista avrebbe condotto a una perdita di identità e di riferimenti ideologici chiari per la sinistra italiana.
Nonostante ciò, inizialmente rimase nel PDS, ma nel 1999 decise di allontanarsene definitivamente, in aperta opposizione al sostegno fornito dal governo D’Alema all’intervento della NATO nella guerra del Kosovo.
L’ultima fase: riflessione e impegno culturale
Negli ultimi decenni della sua vita, Tortorella si dedicò prevalentemente alla riflessione teorica e al dibattito culturale. Co-diresse la rivista Critica Marxista e assunse la presidenza dell’Associazione per il Rinnovamento della Sinistra (ARS), un centro di elaborazione politica volto a mantenere viva la tradizione progressista e socialista.
Pur restando lontano dalla politica attiva, continuò a esprimere il proprio pensiero attraverso scritti e interventi, mantenendo una visione critica nei confronti dell’evoluzione della sinistra italiana e delle trasformazioni del sistema politico nazionale.
Un’eredità politica e culturale
Aldo Tortorella è stato un testimone e un protagonista di oltre settant’anni di storia italiana. Il suo percorso, dalla Resistenza alla politica istituzionale, dal giornalismo alla riflessione teorica, è emblematico di una generazione che ha attraversato momenti cruciali della storia del Paese, contribuendo attivamente alla costruzione della democrazia e alla difesa dei diritti sociali.
Con la sua scomparsa, il panorama politico italiano perde una figura di grande levatura intellettuale, che ha sempre posto al centro del proprio impegno la coerenza con i valori antifascisti e la ricerca di un futuro più giusto e solidale.
I suoi scritti, le sue battaglie e la sua testimonianza restano un patrimonio prezioso per la memoria collettiva e per le future generazioni.