Vite incrociate nell’Antifascismo e nel Movimento Sindacale
Emilia Buonacosa ed Ernesto Danio, entrambi nati a Pagani, rappresentano figure cruciali dell’antifascismo e del movimento anarchico italiano, con un impatto significativo sia a livello locale, nell’Agro nocerino-sarnese, sia nel contesto nazionale e internazionale. Buonacosa e Danio condivisero un periodo di stretta collaborazione presso la Camera del Lavoro di Nocera Inferiore. Emilia, attiva sin da giovanissima, fu operaia e poi militante anarchica. Ernesto, cestaio e sindacalista, fu segretario della lega dei cestai di Pagani e noto per la sua propaganda politica e sindacale. Entrambi combatterono per i diritti dei lavoratori e si opposero con forza al regime fascista.
La loro relazione personale, durata circa due anni, nacque dalla comune militanza e dalla condivisione di ideali di giustizia sociale. Tuttavia, la loro collaborazione andò oltre il piano sentimentale, trasformandosi in una partnership politica che li vide impegnati nelle stesse battaglie contro l’oppressione fascista.
Alla Camera del Lavoro, Emilia e Ernesto si distinsero per il loro impegno nella formazione politica e nell’organizzazione delle lotte operaie. Ernesto, già noto come figura di spicco, organizzò manifestazioni e si oppose attivamente ai fascisti, spesso rischiando la propria libertà. Emilia, nonostante i gravi incidenti sul lavoro che la segnarono fisicamente, continuò a lottare per i diritti delle donne e dei lavoratori, dimostrando una forza d’animo straordinaria. La repressione fascista li costrinse a percorsi differenti: Ernesto fu incarcerato e confinato, mentre Emilia fu perseguitata e costretta all’esilio in Francia. Qui, entrambi mantennero i contatti con le reti anarchiche e antifasciste internazionali, contribuendo alla diffusione delle idee di libertà e uguaglianza.
Ernesto Danio, in Francia, entrò in contatto con figure come Emilio Lussu e i fratelli Rosselli, attivi nella “Giustizia e Libertà”. Partecipò anche alla guerra civile spagnola, combattendo con coraggio nelle Brigate Internazionali.
Emilia Buonacosa, vedova dell’anarchico Federico Ustori, si legò a Pietro Corradi, un comunista bordighista. Nonostante le avversità, continuò a operare nelle reti antifasciste francesi e spagnole, dimostrando un’incredibile resilienza. Tornata in Italia, subì il confino politico a Ventotene e nel campo di concentramento di Fraschette d’Alatri, mantenendo viva la sua opposizione al regime fascista.
Nel territorio dell’Agro nocerino-sarnese, Emilia ed Ernesto lasciarono un segno indelebile. Ernesto fu centrale nella difesa dei lavoratori locali e nella lotta contro il fascismo, persino dopo la fine del regime, quando contribuì alla ricostituzione del comune di Sant’Egidio del Monte Albino. Emilia, invece, incarnò il modello della donna militante, ispirando le generazioni future con il suo coraggio e la sua determinazione.
La storia di Emilia Buonacosa ed Ernesto Danio è il racconto di due vite dedicate alla giustizia e alla libertà. Attraverso le loro esperienze personali e politiche, entrambi hanno contribuito a scrivere una pagina significativa nella storia dell’antifascismo italiano. Rimangono simboli di resistenza e testimonianza del potere delle idee, anche nelle condizioni più avverse.