Vale tutto. E questo è il problema

Dalla Casa Bianca alle criptovalute, passando per social personali e conflitti d’interesse ignorati: così la politica si trasforma in show e il potere diventa business.

L’altro giorno Donald Trump ha lanciato una nuova criptovaluta tutta sua. Una moneta digitale personale, ancorata al dollaro, di quelle che gli esperti chiamano stablecoin. In parole povere: un giocattolo finanziario che può generare profitti colossali e che lui può manipolare direttamente, mentre siede alla scrivania più potente del pianeta.

Come ha reagito il mondo? Con indifferenza. “Trump lancia la sua criptovaluta”, titolavano quasi tutti i giornali, italiani e internazionali. Nessun allarme, nessun sospetto, nessun grido d’indignazione. Solo normalizzazione.

E invece è tutto tranne che normale. Un presidente che usa la sua carica per trarre profitto diretto dai mercati, promuovendo asset che controlla in prima persona, è l’esatto contrario della trasparenza democratica. Eppure, la questione è passata come se fosse routine, come se fosse legittimo, persino brillante.

Pochi giorni prima dell’insediamento, Trump ne aveva già lanciata un’altra, promossa sul suo social personale, Truth. Una piattaforma che sta in piedi grazie a fondi sospetti, tra cui quelli di un uomo d’affari russo-americano con legami familiari diretti con Putin.

E intanto, anche altri “paladini del nuovo corso” cavalcano la stessa onda. L’argentino Javier Milei, altra figura cara alla galassia sovranista e populista italiana, ha promosso una criptovaluta invitando i suoi concittadini a investirci. Risultato? In poche ore hanno bruciato quasi il 100% del capitale. Ma anche se ci avessero guadagnato, sarebbe stato comunque uno scandalo.

Un presidente non può fare da influencer finanziario. E invece è proprio questo il punto: oggi i presidenti sono diventati testimonial, protagonisti di reel e dirette social, capaci di vendere emozioni, promesse, slogan… e anche monete virtuali.

Il problema non è solo economico. È politico, culturale, morale. Il confine tra potere pubblico e interesse personale si sta sgretolando sotto i nostri occhi. E nessuno sembra preoccuparsene davvero. Nessuno chiama le cose col loro nome. Nessuno.

Nel frattempo, negli Stati Uniti, sono trapelate le chat con i piani del Pentagono contro gli Houthi yemeniti, perché in una chat riservata era stato aggiunto per errore un giornalista. Non è una barzelletta, è tutto vero. Ma il vero scandalo non è la svista, è la reazione: negare, minimizzare, mentire senza vergogna. Tulsi Gabbard, oggi a capo delle agenzie d’intelligence e già beniamina della propaganda russa, ha negato pubblicamente che ci fossero informazioni classificate. Una bugia sfacciata, detta con naturalezza.

Ormai può succedere di tutto. E nessuno paga il conto. La classe dirigente si è trasformata in una corte di fedelissimi, selezionati non per merito o visione, ma per docilità, arroganza e abilità mediatica. Tutto è spettacolo. Tutto è propaganda. Tutto vale.

Il virus è partito dall’alto, ma ormai ha contagiato tutto. Anche qui, nel nostro Paese. Basta guardare al caso Santanché: aggrappata alla poltrona nonostante le evidenze, protetta da una narrazione che spaccia l’abuso per garantismo.

Così si smontano i pilastri della democrazia: un colpo dopo l’altro. Nessun arbitro, nessun contrappeso. Le istituzioni ridotte a comparse, i poteri separati diventano comitati d’applauso. E ogni violazione, se ripetuta abbastanza a lungo, finisce per essere accettata. Sdoganata. Giustificata. Normalizzata.

E questo, inutile girarci intorno, significa già essere oltre la linea rossa. Oltre la soglia della democrazia. Siamo dentro un meccanismo che assomiglia sempre più a un autoritarismo travestito da modernità, che avanza a colpi di like, monete digitali e bugie urlate con il sorriso.

Non è il futuro. È il presente. E sarebbe tempo, soprattutto per le forze riformiste e progressiste, di smetterla di accettarlo e di far finta di contrastarlo.

Tags :

Facebook
Twitter
LinkedIn
Pinterest
Telegram

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Ultimi articoli

Altri articoli

Rassegna Stampa

Rassegna stampa del 5 aprile 2025

​Mentre il mondo si destreggia tra guerre commerciali e scosse politiche, l’Europa tenta di mantenere

Rassegna Stampa

Dieci notizie, zero scuse

La nostra rassegna stampa internazionale Viviamo nel tempo dell’informazione istantanea, travolgente, spesso inutile.Ogni giorno ci