L’errore di Trump: servono 150 anni per estrarre i 500 miliardi di “terre rare” ucraine

L’accordo che gli Stati Uniti vogliono concludere con Kiev si basa su una confusione tra “terre rare” e “minerali critici”. Tuttavia, l’Ucraina non possiede le riserve che la Casa Bianca immagina, e il valore dell’accordo ipotizzato da Trump -500 miliardi di dollari – richiederebbe oltre un secolo e mezzo per concretizzarsi.

L’accordo sulle “terre rare” che gli Stati Uniti stanno cercando di imporre all’Ucraina potrebbe basarsi su un grande malinteso. Domani, venerdì 28 febbraio, Volodymyr Zelensky volerà a Washington per incontrare Donald Trump, e si prevede che i due leader finalizzeranno i dettagli dell’intesa. Il presidente americano ha dichiarato pubblicamente di voler ottenere da Kiev l’equivalente di 500 miliardi di dollari in terre rare, un gruppo di diciassette elementi chimici essenziali per l’industria tecnologica, la difesa, l’aerospazio e le tecnologie pulite, come turbine eoliche e pannelli solari. Questa cifra era presente in una bozza iniziale dell’accordo, rifiutata da Zelensky, e non è chiaro se sarà inclusa nella versione finale. Tuttavia, c’è un problema significativo che la Casa Bianca potrebbe dover affrontare: l’Ucraina potrebbe non possedere realmente quella quantità di minerali.

La confusione terminologica di Trump sulle terre rare

Il primo malinteso nell’accordo tra Stati Uniti e Ucraina riguarda l’oggetto stesso della negoziazione. Trump ha spesso parlato di “terre rare”, ma è probabile che abbia utilizzato il termine in modo improprio, riferendosi in realtà ai “minerali critici”, un gruppo di materie prime—che include anche le terre rare—considerate indispensabili per settori strategici dell’economia, come la difesa, l’elettronica o la transizione energetica. L’Ucraina, però, non possiede riserve significative di terre rare. Ciò di cui dispone, almeno teoricamente, sono altre materie prime critiche come litio, grafite e titanio. Anche l’Europa ha mostrato interesse per queste risorse, proponendo un accordo alternativo a quello offerto da Trump per lo sfruttamento dei minerali ucraini. “Ventuno dei trenta materiali essenziali di cui l’Europa ha bisogno possono essere forniti dall’Ucraina. Il valore aggiunto che offre l’Europa è che noi non chiederemmo mai un accordo che non sia vantaggioso per entrambi”, ha affermato il commissario UE all’Industria, Stéphane Séjourné.

I dubbi degli esperti sull’accordo USA-Ucraina

La probabile confusione terminologica sulle terre rare non è l’unico ostacolo che potrebbe far inciampare Trump. Secondo gli esperti del settore, ci sono validi motivi per dubitare dell’efficacia dell’accordo che la Casa Bianca vorrebbe strappare a Kiev. “Sorprendentemente, molte persone, tra cui il presidente Trump, sembrano convinte che l’Ucraina abbia una ricca dotazione mineraria. È una follia”, ha scritto su Bloomberg Javier Blas, analista di riferimento su temi energetici e materie prime. L’esperto sottolinea come il servizio geologico statunitense non includa l’Ucraina tra i Paesi con giacimenti di terre rare, ad eccezione di qualche piccola riserva di scandio.

L’amministrazione Trump, quindi, potrebbe non aver valutato correttamente la geologia del territorio. E la cifra menzionata dal presidente americano—500 miliardi di dollari in minerali critici—sembra non avere alcun riscontro nella realtà. “Il valore della produzione di terre rare nel mondo è di 15 miliardi all’anno”, ricorda Blas. Questo significa che, anche se l’Ucraina fosse in grado, per magia, di produrre il 20% delle terre rare mondiali, il valore sarebbe di tre miliardi di dollari all’anno. Per raggiungere i 500 miliardi, quindi, l’accordo tra Stati Uniti e Ucraina dovrebbe durare oltre 150 anni.

Quali materie prime possiede realmente l’Ucraina?

All’origine del grande malinteso dietro l’accordo sui minerali critici potrebbe esserci lo stesso governo ucraino. Il ministero delle Risorse naturali di Kiev sostiene che l’Ucraina detiene circa il 5% delle materie prime critiche mondiali. Queste stime, però, risalirebbero all’era sovietica e non terrebbero conto dei potenziali costi di estrazione. Tra i materiali che l’Ucraina potrebbe avere in abbondanza ci sono soprattutto:

  • Litio: fondamentale per le batterie elettriche.
  • Grafite: utilizzata per batterie e pannelli solari.
  • Titanio: impiegato nel settore aerospaziale.
  • Uranio: materia prima per le centrali nucleari.
  • Gallio: usato nei semiconduttori.

Teoricamente, il potenziale estrattivo è enorme. Nella pratica, come riportato da Politico, l’entità del patrimonio minerario ucraino è ancora in gran parte un mistero. Il governo di Kiev segnala l’esistenza di oltre 20.000 depositi e siti minerari, ma solo 8.000 sono stati giudicati effettivamente sfruttabili. Inoltre, ci sono almeno altri due ostacoli da considerare. Primo: servono miliardi di dollari (e forse anni di tempo) per bonificare il territorio da mine e ordigni inesplosi. Secondo: alcune miniere si trovano nei territori orientali dell’Ucraina, attualmente sotto il controllo di Mosca. Tutte queste incognite, secondo S&P Global, rischiano di rendere l’estrazione di minerali in Ucraina un’attività poco redditizia.

In conclusione, l’accordo sulle terre rare tra Stati Uniti e Ucraina potrebbe essere basato su presupposti completamente errati.

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