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Il declino delle democrazie liberali tra populismo, disuguaglianze e manipolazione mediatica: come difendersi dalla tempesta della post-verità e ritrovare una speranza nel cuore dell’Italia

Ogni mattina chi ha a cuore il futuro delle democrazie liberali, dello stato di diritto e del multilateralismo internazionale, che hanno regalato alle nostre fortunatissime generazioni occidentali 80 anni di pace e benessere, si sveglia con il patema d’animo. Quale paese vorrà annettere oggi Trump? Quale regola base del diritto internazionale e della convivenza fra popoli è stata stracciata stanotte? Quale diritto umano fondamentale sarà calpestato nel pomeriggio? Quale contropotere democratico sarà annientato a ora di cena da un populismo strabordante? Quale destra estrema minaccerà domani di riportarci indietro di 80 anni, in mezzo a una folla acclamante di figli che hanno dimenticato il sangue dei loro padri?

E noi che abbiamo a cuore il futuro delle democrazie liberali e tutto il resto tremiamo di paura e siamo sgomenti di fronte alla rapidità con cui tutto questo sta succedendo. Tanti secoli e tanto sangue versato per costruire sistemi che si sgretolano e rinnegano se stessi nel volgere di qualche giorno. Il “popolo” di cui tanto si riempiono la bocca Trump e i trumpini di tutta Europa ha tutte le ragioni per essere incazzato nero. I divari economici e sociali, che avevamo visto assottigliarsi lentamente per tutto il secolo scorso, già da qualche anno hanno cominciato a crescere a dismisura. Al World Economic Forum di Davos dell’anno scorso, sono stati analizzati il World Inequality report 2022 e il rapporto annuale di Oxfam “Disuguaglianza: il potere al servizio di pochi”. I dati riportano una situazione sempre più allarmante riguardo al divario tra ricchi e poveri: il 50% più povero della popolazione mondiale detiene solo il 2% della ricchezza totale, mentre il 10% più ricco detiene il 76%. In termini di reddito, il 10% più ricco della popolazione mondiale attualmente si accaparra il 52% del reddito globale, mentre la metà più povera della popolazione ne guadagna l’8,5%. Nel 2024, la ricchezza dei miliardari nel mondo è cresciuta di 2 mila miliardi di dollari, pari a circa 5,7 miliardi di dollari al giorno, con un ritmo tre volte superiore rispetto all’anno precedente. Passando all’Unione Europea, Bulgaria e Danimarca sono i due paesi dove l’1% più ricco detiene la quota maggiore del reddito nazionale, con rispettivamente il 18,7% e il 18,6%. L’Italia, con il 13,6%, è il sesto paese per ampiezza del divario, quindi il più “ingiusto” fra i fondatori, situazione aggravata dalla specificità italiana del basso livello dei salari, che è ormai una vera emergenza nazionale. Contemporaneamente, il “popolo” vede ovunque lo stato sociale fatto a pezzi, l’ascensore sociale fuori servizio e le magnifiche sorti e progressive ormai una barzelletta, in un processo lento e graduale ma inesorabile, che lo ha lasciato più povero, più solo e con zero speranze per il futuro ad affrontare un periodo di profonda crisi esistenziale, un poco reale e un poco creata ad arte e cavalcata da gente con tanto cervello fine ma pochissimi scrupoli.

Nella storia, situazioni come questa hanno sempre provocato rivolte popolari o vere e proprie rivoluzioni, ma nel ‘900 i ricchi e potenti trovarono proprio nelle democrazie liberali un modo geniale per evitare che le masse si agitassero e impedissero alla loro prosperità sempre più avida di acquisire sempre nuovo potere e ricchezza. Ecco la ricetta ormai consolidata. Prendi un uomo carismatico, con ambizione sfrenata, un ego smisurato, una faccia tosta come il titanio e zero coscienza, lo metti su un palco a dire al “popolo” che ha ragione di essere incazzato per la sua condizione, che dovrebbe fare una rivoluzione, che dovrebbe arrabbiarsi ancora di più perché è ancora poco incazzato. Poi quando siamo sicuri che è abbastanza incazzato, gli additiamo il colpevole della sua miseria, l’ebreo, il comunista, il gay, l’immigrato, l’intellettuale occhialuto, lo straniero, il palestinese, scegliendo accuratamente categorie antipatiche, fastidiose per le loro continue pretese di uguali diritti e totalmente incapaci di difendersi. Ora manca solo la ciliegina sulla torta per conquistare il popolo: eliminare i problemi che richiedono sacrifici al popolo, e per eliminare intendo proprio cancellare. Il cambiamento climatico dà fastidio? E che ci vuole? Lo cancelliamo proprio, ecco, non esiste più. Perché il “popolo” è un bambino che va coccolato e vezzeggiato per questi qua. Ecco, a questo punto, quell’uomo ha già vinto le elezioni in modo perfettamente democratico ed è arrivato al potere. Cosa farà? Di solito smantellerà la democrazia pezzo dopo pezzo, in mezzo a torme di “popolo” acclamante, perché finalmente ha sconfitto il colpevole e li ha convinti di potergli restituire una fantomatica “età dell’oro”. Vi ricorda qualcosa? Hitler aveva avuto bisogno del pretesto dell’incendio del Reichstag per smantellare la Repubblica di Weimar, ma nell’era dei social e delle fake news non c’è neanche bisogno di pretesti. Basta un tweet (anzi un X o come si chiama) e puoi far credere che neanche la stai toccando la democrazia, anzi il vero democratico sei tu e gli altri sono fascisti.

E proprio grazie alla potenza dei social e delle fake news, siamo arrivati a livelli mai visti in passato di violenza e faccia tosta, praticamente abbiamo realizzato il sogno di ogni dittatore. Se Bush figlio aveva almeno dovuto mentire sulle armi di distruzione di massa in Iraq per avere il consenso dell’opinione pubblica ad invadere un paese sovrano, se perfino Hitler aveva dovuto commissionare falsi filmati in cui si vedevano ebrei felici e ben nutriti nei campi di concentramento, Trump annuncia che deprederà la sfortunata Ucraina, dopo averla abbandonata al suo destino con tanto di cazziata, tra il tripudio popolare e osanna e ringraziamenti. Non deve neanche perdere tempo a fare finta come quelli di prima, la cattiveria ormai è un valore umano. Ha stravinto su tutta la linea.

E nel frattempo, che fine fanno solitamente quei ricchi e potenti che portano questi personaggi al potere? Si arricchiscono ancora di più, ridendo del “popolo” che è così facile da prendere per i fondelli e tenere mansueto, sempre più povero, sempre più solo, sempre più disperato, ma soddisfatto per essersi finalmente liberato dei colpevoli e orgoglioso per quanto è stato cazzuto il suo paese. E anche in questo ora abbiamo visto un vero e proprio salto di qualità. È stato così facile convincere il “popolo” che l’Occidente sia in declino per colpa dei gay, della Sirenetta nera e soprattutto degli immigrati che ci vogliono sostituire, invece che per l’aumento spropositato dei divari economici e sociali e dello smantellamento dello stato sociale. E queste cause del declino non le ho dette io, non le ha dette Soros, le hanno dette a Davos l’anno scorso (e i ricchi e potenti lo sanno bene perché ci sono andati a Davos, a differenza del “popolo”, ma è evidente che del declino dell’Occidente non gli frega niente).

Ma in questo quadro così fosco e carico di disperazione, sono riuscita a trovare un barlume di ottimismo e di speranza, ed è proprio vicino a noi. Secondo me, l’Italia è l’unico paese occidentale, tra quelli che contano, a non aver perso la testa, almeno per il momento. Per intenderci, una vergogna come i fatti di Liverpool, dove cittadini perfettamente normali si sono improvvisamente trasformati in squadristi e hanno messo in scena una specie di Notte dei Cristalli contro musulmani innocui, a causa di una fake news rilanciata su X (guarda caso X), da noi non è avvenuta e penso sia impossibile. Negli altri Paesi occidentali, i sondaggi mostrano che l’immigrazione è la principale preoccupazione dei cittadini, mentre l’Italia è sorprendentemente in controtendenza su questa operazione globale di distrazione di massa che è l’immigrazione. Questo sondaggio di Demopolis pubblicato qualche giorno fa dimostra che non ci siamo lasciati infinocchiare: nella scala delle priorità degli italiani prevalgono oggi la salute, con la richiesta di investimenti nella sanità indicata dall’80%, e il contenimento dell’inflazione, citato da tre quarti delle famiglie italiane. L’immigrazione è passata, tra le priorità dei cittadini, dal 70% del 2019 al 43% odierno, di fatto dal 2° posto di sei anni fa al 7° posto di oggi. SETTIMO posto! Questo vuol dire che per il momento non corriamo il pericolo di vedere smantellato il nostro sistema pur di liberarci da una minaccia creata artatamente, abbiamo ben presenti i nostri veri problemi.

E infatti personalmente non vedo immediati pericoli per la nostra democrazia, che mi sta sorprendendo positivamente ogni giorno. Certo, neanche da noi mancano casi che destano perplessità, ma si tratta di perplessità e non di allarme vero e proprio. Vero è che ci sono giornalisti spiati non si sa da chi e una insofferenza del potere verso la critica più evidente di prima, ma la stampa libera regge benissimo e ribatte colpo su colpo. Anche da noi il potere tenta continuamente di strabordare e inondare tutti gli altri contropoteri, quello giudiziario in primis, ma non riesce a sollecitare le masse su questi temi, che restano a guardare con rassegnazione mista a distacco i continui scontri istituzionali tra Governo e magistratura, senza lasciarsi mai davvero coinvolgere come succede in USA. Anche lo scarso entusiasmo popolare per il premierato dimostra che gli italiani hanno imparato troppo bene a non fidarsi dell’uomo forte, che invocano solo a chiacchiere su Facebook ma poi aborriscono alla prova dei fatti. Questa diarrea di ordini esecutivi di Trump che sta illuminando i sovranisti di tutta Europa in realtà sta spaventando gli italiani. Se fino a qualche tempo fa gli italiani sembravano accogliere positivamente la vittoria di Trump, soprattutto nella speranza che mettesse presto fine in un modo o nell’altro alla guerra in Ucraina, un recente sondaggio IPSOS mostra che il 52% degli italiani ora giudica negativamente Trump, mentre la percentuale di chi mostra immutato apprezzamento è scesa al 28%. Insomma, nel buio con cui noi italiani che abbiamo a cuore la democrazia liberale accogliamo le notizie che arrivano dai nostri amici occidentali, possiamo vedere uno spiraglio di luce nel cuore nostro paese.

Ho sentito, come tutti, quel discorso agghiacciante di Vance a Monaco e devo ammettere che ne condivido pienamente il punto chiave. Anche secondo me la principale minaccia che abbiamo in Occidente è interna, anzi vado oltre Vance e aggiungo che è proprio una minaccia esistenziale. E sono proprio quelli come Vance, Trump e i trumpini europei quella minaccia, che va combattuta con tutte le nostre forze. E va combattuta perché questi personaggi hanno completamente stravolto i valori occidentali, scritti con il sangue americano ed europeo nelle nostre Costituzioni che loro vogliono stracciare.

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